Quando le pensioni minime sono sotto la soglia vitale, che fare? La domanda è d’obbligo in quanto, giusto per rendere l’idea, una grossa fetta di pensionati in Italia prende meno di 1.000 euro al mese. E senza altri redditi in famiglia con soli 1.000 euro al mese non si va molto lontano.

Ma per quel che riguarda le pensioni minime sotto la soglia vitale c’è anche chi prende poche centinaia di euro al mese. Ed in tal caso, ai sensi di legge, possono essere previste delle maggiorazioni.

Così come, se non si può accedere alla pensione, l’INPS può riconoscere pure l’assegno sociale. Vediamo allora come le prestazioni pensionistiche molto basse si possono integrare ed incrementare.

Le pensioni minime sotto la soglia vitale, ecco come si possono integrare ed incrementare

Tra le soluzioni per le pensioni minime sotto la soglia vitale, una delle misure più recenti è rappresentata dalla PdC. Ovverosia, dalla Pensione di Cittadinanza che è accessibile da parte delle famiglie bisognose. Rispettando il requisito che è rappresentato dalla presenza nel nucleo familiare solo di over 67 o di disabili gravi.

Strutturale, per le pensioni minime sotto la soglia vitale, è inoltre un’altra misura. Quella che è rappresentata dall’integrazione al minimo. Fissata per il 2022 a 524,34 euro al mese. In tal caso, per esempio, se il pensionato dovesse prendere di pensione 450 euro, e non ha altri redditi, grazie all’integrazione al minimo prenderà mensilmente un assegno INPS un po’ più alto.

Dalle integrazioni delle prestazioni INPS molto basse all’assegno sociale

Gli over 67, che non sono riusciti a maturare i requisiti per l’accesso alla pensione, possono invece chiedere all’INPS il pagamento dell’assegno sociale. Ed in questo caso non si tratta di pensioni INPS minime sotto la soglia vitale che sono integrate o incrementate. Ma in tutto e per tutto di una misura di carattere assistenziale.

Per il cui accesso occorre rispettare opportuni limiti di reddito. Per il 2022 l’importo dell’assegno sociale è pari a 468,10 euro mensili.