Come ormai acclarato da settimane, la riforma delle pensioni per il prossimo anno riguarderà essenzialmente quelle anticipate, in deroga. E ciò interesserà soprattutto che ha iniziato a lavorare prima del 1996. Mentre per chi ha cominciato dopo, gli interventi della manovra finanziaria toccheranno poco e nulla rispetto all’assetto attuale.

In buona sostanza, non cambieranno i requisiti per la pensione ordinaria e anticipata. Nel 2024 si potrà ancora in pensione di vecchiaia a 67 anni di età con almeno 20 di contributi. In alternativa si potrà uscire con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 e 10 mesi per le donne.

Non saranno toccate nemmeno le pensioni di militari, poliziotti e vigili del fuoco.

Pensione di vecchiaia meno rigida per i contributivi

Per i nati negli anni ’80, quindi coloro che hanno iniziato a lavorare e versare i contributi dal 1996 in poi, le regole per andare in pensione sono un po’ diverse. La pensione di vecchiaia si ottiene a 67 anni di età con almeno 20 anni di contributi, ma occorre anche ottenere una rendita non inferiore a 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale (oggi 755 euro).

Secondo quanto previsto dalla bozza della legge di bilancio, però, questo limite sarà abbassato per farlo coincidere con l’importo dell’assegno sociale (oggi 503 euro). Per non penalizzare eccessivamente coloro che arriveranno alla soglia anagrafica con una carriera costellata da interruzioni, vuoti contributivi, periodi di disoccupazione, ecc. Anche disponendo di 20 anni di contribuzione.

Da ricordare che se questo nuovo limite non sarà comunque raggiunto a 67 anni bisognerà attendere i 71 anni di età. Per le donne resta confermato lo sconto sull’età pensionabile fino a 12 mesi in presenza di figli. In particolare, è prevista una riduzione del requisito anagrafico di 4 mesi per ogni figlio fino a un massimo di 12 mesi. Il che sposta il requisito anagrafico a 66 anni di età.

La pensione anticipata contributiva

Si fa invece più dura la possibilità di andare in pensione a 64 anni per i lavoratori nati negli anni ’80.

A oggi i requisiti per chi ricade totalmente nel sistema di calcolo contributivo sono, oltre a quello anagrafico, di avere almeno 20 anni di contributi e maturare una rendita minima pari a 2,8 volte l’importo dell’assegno sociale (oggi 1.410 euro).

Ebbene, la legge di bilancio 2024 dovrebbe modificare questa soglia di rendita innalzandola a 3 volte l’importo dell’assegno sociale. Il che taglierà fuori parecchi lavoratori che vedranno il traguardo della pensione più lontano. Resterà aperta questa possibilità solo a coloro che possono vantare retribuzioni elevate e di conseguenza un montante contributivo di almeno 380-400 mila euro tenendo conto anche del relativo coefficiente di rivalutazione previsto per l’età.

Sono tuttavia previsti degli sconti per le lavoratrici. Per le donne in genere il coefficiente scenderà a 2,8 volte l’importo dell’assegno sociale. Mentre per le donne con figli basterà raggiungere una pensione pari a 2,6 volte il valore dell’assegno sociale.

Vantaggi effimeri visto che generalmente le donne vanno in pensione con importo più bassi di quelli degli uomini a causa di retribuzioni più basse e carriere maggiormente discontinue. Per cui si tratterà, alla fine, di uno specchietto per le allodole.

Riassumendo…

  • La pensione di vecchiaia resterà nel 2024 a 67 anni di età con almeno 20 anni di contributi.
  • Per i contributivi puri servirà aver maturato anche una pensione pari ad almeno l’importo dell’assegno sociale
  • Più difficile andare in pensione anticipata a 64 anni per i nati negli anni ’80.
  • La pensione minima anticipata dovrà essere pari ad almeno 3 volte l’assegno sociale.