“Le donne hanno sempre dovuto lottare doppiamente. Hanno sempre dovuto portare due pesi, quello privato e quello sociale. Le donne sono la colonna vertebrale delle società“, affermava Rita Levi Montalcini. In effetti le donne sono da sempre note e apprezzate per essere in grado di affermarsi in diversi settori e per riuscire a tenere le redini della propria vita.

A partire dalla famiglia fino ad arrivare al posto di lavoro, non vi è nulla che può arrestare una donna. Nulla ad eccezione della burocrazia.

Lo sanno bene, purtroppo, le tante lavoratrici che sono rimaste tagliate fuori dalla possibilità di uscire anticipatamente dal mondo del lavoro in seguito alle restrizioni apportate a Opzione Donna.

Legge di bilancio, come cambia Opzione donna nel 2023

Con la Legge di Bilancio 2023 è stata ridotta la flessibilità che contraddistingueva Opzione Donna. Tale misura, infatti, è stata prorogata per l’anno in corso, presentando però diverse restrizioni rispetto agli anni passati. Entrando nei dettagli, così come si legge sul sito del Ministero dell’Economia e delle Finanze:

“Prorogata per il 2023 “Opzione donna” con modifiche: in pensione a 58 anni con due figli o più, 59 con un figlio, 60 altri casi. “Opzione donna” è riservata a particolari categorie: caregiver, invalide (invalidità superiore o uguale al 74%) e lavoratrici licenziate o dipendenti di aziende per le quali è attivo un tavolo di crisi“.

Le modifiche per evitare un esercito di esodate senza pensione

Dei paletti, quelli apportati a Opzione Donna, che hanno creato circa 20 mila esodate. Ovvero lavoratrici che non possono più uscire anticipatamente dal mondo del lavoro beneficiando di questa misura per via delle varie restrizioni. In base a quanto stimato dal Governo, infatti, tali modifiche hanno portato ad una riduzione della platea interessata a solo 2.900 lavoratrici.

A tal proposito, nel corso di un’intervista rilasciata a La Repubblica, Orietta Armiliato, fondatrice del Comitato “Opzione Donna Social” ha dichiarato:

“Hanno fatto cassa con Opzione donna, senza spiegarci perché, pur sapendo che si tratta di un anticipo che le donne si pagano da sole, rinunciando fino a un terzo dell’assegno con il ricalcolo contributivo. La ministra del Lavoro Calderone ha promesso che ne avrebbe parlato in Consiglio dei ministri, dopo la nostra protesta. Le chiediamo che ci riceva quanto prima perché il nostro sistema previdenziale non ha misure a favore delle donne. E l’unica che c’era, seppur penalizzante, è come se fosse stata abolita”.

Proprio per far fronte a tale situazione, quindi, il Governo potrebbe decidere di tornare alla vecchia versione di Opzione Donna verso la metà del 2023.

Al momento comunque si tratta solo di ipotesi. Bisogna infatti attendere le prossime mosse del Governo per capire quali modifiche verranno applicate per venire incontro alle esigenze delle lavoratrici colpite dalla situazione.