Età pensionabile, contribuzione minima versata, quote e finestre sono i fattori che ogni lavoratore tende a considerare nel momento in cui cerca di andare in pensione. Sono questi i dati che servono anche all’INPS per determinare il diritto alla prestazione pensionistica da parte di un richiedente. A maggior ragione se si pensa che le misure pensionistiche in vigore sono talmente varie che rischiano di generare confusione in quanti si accingono ad andare in pensione. Ed a volte con una stessa carriera contributiva, non c’è una sola misura che si può prendere, ma ce ne sono diverse.

Ed in alcuni casi ad età diverse.

 

“Buonasera, sono Marta, lavoratrice dipendente fino al 2022 ed in attesa di compiere i 67 anni di età. Ho chiuso la carriera con 20 anni di contributi e mi chiedevo quali sono le varie opportunità di andare in pensione. Con 20 anni di contributi cosa offre il sistema?”

“Salve a tutti, volevo un parere da parte vostra sulle mie eventuali possibilità di pensionamento oggi che ho compiuto 64 anni di età ed ho anche 20 anni di contributi versati. Posso sfruttare qualche misura con la mia età e la mia contribuzione odierna?

Gentile redazione, sono Paolo, un lavoratore dipendente di una azienda privata che vorrebbe capire se rischio di dover aspettare i 71 anni di età per la mia pensione. Oggi ne ho 66 ed ho appena completato il mio ventesimo anno di contribuzione INPS. Ma ho iniziato a lavorare solo dal 2001 e credo che la mia pensione non sia facile da prendere dopo la riforma Fornero. Vero?”

Le 3 vie per la pensione con 20 anni di contributi dai 64 ai 67 anni

Se i quesiti sulle pensioni con le quote, oppure sui lavori gravosi, usuranti e sulle varie deroghe alla pensione anticipata sono tanti, non mancano quelli che riguardano semplicemente le pensioni di vecchiaia. Perché anche i 67 anni di età come soglia anagrafica ed i 20 anni di contributi come minimo contributivo necessario, a volte possono essere dati non certi dal punto di vista del diritto ad un trattamento previdenziale.

Per esempio, anche la pensione di vecchiaia ordinaria, pur nella sua semplicità apparente, ha delle cose che pochi considerano e che vanno approfondite.

Ci sono differenze nella pensione di vecchiaia tra chi ha iniziato a lavorare prima o dopo il primo gennaio del 1996. Perché i primi sono destinatari della pensione di vecchiaia classica, quella che a prescindere da importi della pensione o altri paletti, al compimento dei 67 anni di età con almeno 20 anni di contribuzione, possono avere accesso alla loro quiescenza. I secondi invece devono stare attenti ad altri requisiti. Perché non bastano 20 anni di contributi e 67 anni di età.

Importo dell’assegno sociale? ecco quando è importante anche per il diritto al trattamento di vecchiaia o anticipato

L’importo del trattamento previdenziale spettante è sempre importate. Lo è per il pensionato, che con questi soldi deve viverci per il resto della vita una volta lasciato il lavoro. Ma a volte l’importo della pensione è determinante anche per il diritto ad andare in quiescenza. Ed è proprio questa la differenza sostanziale tra lavoratori che hanno iniziato prima del 1996 e lavoratori che hanno iniziato dopo. Una differenza che rischia di rendere non calcolabile il diritto alla pensione nel 2024 o negli anni futuri per questi lavoratori.

Infatti l’importo della pensione è collegato all’assegno sociale. Significa che per poter accedere al trattamento pensionistico un lavoratore che ha iniziato la carriera dopo il 31 dicembre 1995 (come il nostro terzo lettore dei quesiti sopra riportati), deve raggiungere una pensione pari o superiore ad 1.5 volte l’assegno sociale. Il cui importo per il 2023 è pari a 503,27 euro, ma che tendenzialmente dovrebbe cambiare, salendo nel 2024 e negli anni successivi.

Questione di adeguamento degli importi dei trattamenti all’aumento del costo della vita. Quantificare con esattezza se la pensione che si percepisce nel 2024 è possibile, ma non è possibile capire se rispetta la condizione di essere pari ad almeno 1,5 volte l’assegno sociale.

Dalla pensione a 67 anni a quella 3 anni prima e sempre con 20 anni di contributi

In pratica, un lavoratore che ha cominciato a versare contributi, anche figurativi, dopo il 31 dicembre 1995, può andare in pensione solo se oggi matura un trattamento pari ad almeno 754,90 euro. Nel 2024 servirà una pensione più alta, ma non si sa ancora di quando. Ma con 20 anni di contributi, per soggetti che si trovano con la stessa data di inizio carriera, ci potrebbe essere anche il diritto alla pensione anticipata a 64 anni di età. Anche in questo caso, solo a condizione che il trattamento sia di un certo importo, sempre in collegamento con l’assegno sociale.

Come andare in pensione a 64 anni con le anticipate contributive

Infatti per chi ha iniziato la carriera nel 1996 o dopo, sempre con 20 anni di contributi, c’è la possibilità di anticipare la quiescenza a 64 anni di età. La misura si chiama pensione anticipata contributiva e prevede un assegno non inferiore a 2,8 volte l’assegno sociale in vigore nell’anno di riferimento della prestazione. In termini pratici, il pensionato deve riuscire a prendere una pensione non inferiore a 1.409 euro al mese.

Anche per questa misura, il collegamento all’assegno sociale la rende complicata da mettere in preventivo. Ma resta una possibilità valida di pensionamento, che molti però non considerano. Restando in attesa di arrivare a 67 anni di età. In pratica, con 20 anni di contributi non c’è solo la pensione di vecchiaia ordinaria, ma diverse misure fruibili. In alcuni casi anche in anticipo rispetto ai 67 anni della quiescenza di vecchiaia classica.