Lavorare il giusto per stare bene ed essere produttivi: ma chi misura che le ore passate in ufficio siano adeguate? I due estremi, ovvero il troppo lavoro da un lato e il troppo poco lavoro dall’altro, sono due facce della stessa medaglia che ben descrivono la difficoltà degli italiani a dosare, in un senso o nell’altro, la presenza sul posto di lavoro.

A lavoro anche in malattia: cosa si cela dietro il presentismo

Se l’assenteismo determina scandali soprattutto nella pubblica amministrazione, è nel privato, e in particolare nelle aziende di piccole dimensioni, che si registra questo fenomeno contrario.

Ciò non significa in assoluto che nel settore pubblico si lavori troppo poco e nel privato al contrario troppo: è una questione di ambiente lavorativo e di controlli e abusi o mobbing.

Il troppo lavoro alla base del presentismo infatti il più delle volte non è frutto di una scelta spontanea ma è l’effetto di una sorta di ricatto, spesso anche non detto ma comunque noto, tipico di ambienti di lavoro con contratti di lavoro precari. Gary Johns, professore di management alla John Molson School of Business, ha condotto insieme ad alcuni colleghi una ricerca sul tema spiegando che “stimare il costo dell’assenteismo è un calcolo più tangibile che valutare l’impatto del presentismo. Tuttavia, l’assenza o la presenza di un lavoratore in malattia hanno entrambe costi e benefici per la collettività.

I rischi del lavoro quando si sta male sono di diversa natura: da quelli di salute (non solo del diretto interessato ma anche per il contagio dei colleghi) a quelli sul calo di produttività.