Continua la ripresa del mercato del lavoro in aprile, ma a ritmo molto lento. Le lunghe chiusure causate dalla pandemia hanno impedito al Paese di tornare a livelli pre-covid nonostante l’immenso sostegno pubblico.

Tra gennaio e febbraio le assunzioni, al netto delle cessazioni, sono aumentate a ritmi sostanzialmente identici a quelli dello stesso periodo del 2020. Bimestre che non considerava ancora l’emergenza della pandemia. Lo stesso dicasi in riferimento al 2019.

Mercato del lavoro in lenta ripresa

A tracciare il quadro della situazione è Bankitalia nel suo rapporto “Il mercato del lavoro: dati e analisi”.

Uno studio che, letto bene fra le righe, spiega come il problema occupazionale in Italia sia dovuto più ad altri fattori che alla pandemia.

Ecco spiegato come mai dalla fine di febbraio di quest’anno fino a metà di aprile, a causa dell’andamento dei contagi, la creazione netta di posti di lavoro è stata lenta, più che in altri Paesi Ue. Sono poi tornati a manifestarsi segnali di ripresa.

Tuttavia, nei primi 4 mesi del 2021 l’impatto della pandemia è stato significativamente meno intenso di quello dello stesso periodo dello scorso anno. Tra gennaio e aprile – osserva Bankitalia – sono stati creati circa 130.000 posti di lavoro, a fronte degli oltre 230.000 distrutti nello stesso periodo del 2020.

Senza pandemia + 500.000 posti

La debolezza della domanda di lavoro non ha permesso il recupero di circa mezzo milione di posti andati perduti a causa del virus. Secondo le previsioni macroeconomiche di Bankitalia, senza lo shock provocato dall’esplosione del covid nel 2020 e nel 2021 la crescita di posti di lavoro dipendenti sarebbe stata uguale a quella del 2019.

La differenza  tra i flussi osservati e quelli di tale scenario ipotetico – spiegano gli esperti di Bankitalia – fornisce indicazioni del numero di posti di lavoro persi a causa della pandemia.

Il divario risulta limitato per le posizioni a tempo indeterminato (circa 100.000 unità in meno), ma solo grazie al blocco dei licenziamenti.

Risulta ampio, invece, per gli impieghi a tempo determinato. Per questi contratti la differenza si è ampliata da -200.000 a fine febbraio a -280.000 a fine aprile.

Penalizzati servizi privati e donne

La pandemia ha colpito duramente e continua a penalizzare soprattutto i servizi privati e l’occupazione femminile. Quest’anno la dinamica nell’industria, pur con ampie differenze tra i vari comparti, è rimasta abbastanza in linea con quella rilevata nel 2019.

In buona sostanza, poco è cambiato. Nei primi quattro mesi del 2021 sono stati creati più di 100.000 posti di lavoro, esattamente come nel 2019. Il rallentamento osservato da fine febbraio è invece interamente attribuibile ai servizi privati. Qui la creazione di posti di lavoro è rimasta su valori sostanzialmente nulli.

La debolezza dei servizi privati e delle attività connesse con il turismo penalizza l’occupazione femminile. Nei primi mesi di quest’anno il saldo dei posti di lavoro creati e persi è stato sostanzialmente nullo per le donne.

Al Centro-Nord ripresa lavoro stenta

Dove le dinamiche occupazionali si fanno più sentire è al Centro-Nord. Il rallentamento del mercato del lavoro ha infatti coinvolto soprattutto il Settentrione, dove si concentrano maggiormente le attività produttive.

Tra gennaio e aprile – dice Bankitalia – sono stati creati 90.000 nuovi posti di lavoro (a fronte di un crollo di oltre 170.000 unità nel 2020, ma di un saldo positivo di quasi 180.000 nel 2019. Alla crescita hanno contribuito in larga misura gli impieghi a termine (75.000 posizioni, quasi il triplo di quanto registrato nel 2019).