Il Governo spagnolo sta lavorando ad una maxi riforma del lavoro che coinvolgerà i rider delle piattaforme digitali. Le trattative con le parti sociali sono state intense e continuano ancora oggi, tra i malcontenti – nemmeno troppo celati – dei soggetti coinvolti.

In assenza di aggiustamenti tecnici e di emendamenti, il testo a cui ha lavorato il Ministero del Lavoro sembrerebbe essere vicino alla sua versione definitiva, anche se ancora non è detta l’ultima parola.

Lavoro, in Spagna il Governo lavora ad una maxi riforma del lavoro

Il dipartimento guidato da Yolanda Díaz, secondo quanto emerso, al momento è intenzionato ad andare dritto verso l’approvazione di un decreto legge regio che coinvolgerà anche – e soprattutto – i rider che, in base alla nuova normativa, dovranno essere considerati alla stessa stregua di lavoratori dipendenti/subordinati e, quindi, dovranno essere assunti con regolare contratto.

Si tratta di una riforma importante che, tenendo conto di quanto stabilito anche dalla Corte di Cassazione, entra per la prima volta in merito alla regolamentazione del lavoro nel settore digitale e che, proprio per questo motivo, sta attirando molto l’attenzione.

Sebbene il Governo non abbia ancora messo nero su bianco la sua proposta definitiva, la situazione al momento è la seguente: il prossimo Consiglio dei Ministri ha fatto sapere che approverà il decreto legge che interessa i rider al più presto, cui testo passerà al vaglio di una commissione composta da organizzazioni sindacali e imprenditoriali, allo scopo di arrivare ad una quadra.

Negli ultimi giorni, però, il documento al vaglio del Governo e dei rappresentanti è stato di fatto modificato più volte, dopo intensi dibattiti. I sindacati parlano di una “toppa” al problema dei falsi lavoratori autonomi che affollano il mercato del lavoro, per questo non si dichiarano soddisfatti e invocano un intervento che non tenga conto solo del settore delle consegne a domicilio.

Rider come dipendenti: la reazione degli imprenditori spagnoli

Uno degli ultimi incontri si è concluso con l’intesa, che ha messo d’accordo tutte le parti coinvolte, che prevede che i distributori (fattorini, rider etc.) a servizio di piattaforme come Glovo o Deliveroo non possono essere considerati lavoratori autonomi, ma dipendenti, pertanto vanno regolarmente stipendiati. È la prima volta che il CEOE, ovvero una delle più grandi Istituzioni che rappresenta la comunità imprenditoriale spagnola, dà il via libera alla proposta di assunzione per questa categoria di lavoratori, pur dovendo fare i conti con il malcontento dei datori di lavoro che continuano a mostrare la loro riluttanza a tal proposito.

Molti imprenditori, specie quelli più scettici, hanno infatti apertamente dichiarato che cercheranno comunque modi alternativi per ridurre l’impatto della nuova normativa sui loro costi del lavoro, attraverso l’outsourcing (ovvero concedendo l’appalto a società esterne per determinate funzioni o servizi) sia rivolgendosi direttamente ai liberi professionisti, evitando così di assumere tutti i rider che fanno parte dello staff. Una scelta questa che resta possibile perché per la legge spagnola la presunzione di lavoro subordinato è riconosciuta salvo che non vi sia evidenza contraria, per questo è ammesso il ricorso ai lavoratori autonomi, ad esempio, negli orari di punta o periodi più intensi.

Rider assunti con contratto, la reazione dei lavoratori: vogliono restare autonomi

Al contrario di quello che molti si aspettavano, la riforma del Governo spagnolo non piace nemmeno ai lavoratori: ovvero coloro che dovrebbero beneficiare delle tutele che implica un contratto. Secondo i sindacati che rappresentano la categoria, infatti, basterebbe approvare una legge che riconosca maggiori garanzie, permettendo comunque ai rider di poter continuare a lavorare come autonomi e, quindi, quando vogliono e per chi vogliono. Dei veri e propri liberi professionisti senza vincoli di orario e/o di subordinazione ad uno specifico datore di lavoro.

Tutto questo considerando soprattutto il fatto che – come dichiarato da molte aziende – pochi sarebbero quelli che verrebbero assunti, a discapito di quelli esclusi per far spazio a nuova forza lavoro reclutata concedendo appalti alle aziende interinali. Secondo i più critici, infatti, per far godere pochi delle nuove condizioni si finirebbe col penalizzare tutti gli altri, che rappresentano la stragrande maggioranza.