Andare in pensione nel 2024 può essere più facile svolgendo la giusta attività lavorativa. Perché lo Stato continua a considerare come buono per andare in pensione prima, il lavoro gravoso. Per definizione il lavoro gravoso per quanto riguarda le pensioni è stato introdotto nel 2017.

Infatti all’epoca videro i natali l’Ape sociale e la quota 41 per i precoci. Due misure diverse, ma che hanno consentito a chi svolgeva uno dei lavori gravosi previsti, di andare in pensione prima. Le due misure sono andate avanti sempre parallelamente come categorie di attività lavorativa utile per accedere a una delle due.

Salvo che nel 2023 quando per l’Ape sociale, la prima manovra finanziaria dell’attuale esecutivo Meloni, si approvò una estensione di platea e di categorie lavorative.

Una estensione che adesso viene meno, dopo l’ultima manovra di Bilancio. Nella bozza della Legge che entrerà in vigore nel 2024, si torna indietro, cioè alle solite categorie di lavoro gravoso previste precedentemente. E molti sono rimasti delusi da questa novità.

“Buongiorno, volevo sapere se posso ancora andare in pensione nel 2024 con l’Ape sociale. Dal momento che faccio da 20 anni il magazziniere e ho raggiunto già 38 anni di contributi. Compio 63 anni a gennaio e mi interessava sapere se potevo accedere alla misura come lavoro gravoso. Dei miei colleghi sono andati in pensione nel 2023 chi a 63 e chi a 64 anni. In base alla proroga dell’Ape sociale, dovrei poter andare in pensione pure io a 63 anni e 5 mesi, almeno credo. Chiedo a voi per conferma, grazie mille.”

Lavoro gravoso e pensioni, ecco le due vie per la pensione 2024 e quali attività danno diritto all’anticipo

Anche nel 2024 ci saranno discrete possibilità di accedere alla pensione in base al lavoro svolto. E, naturalmente, se questo lavoro rientra tra quelli gravosi previsti dalla normativa vigente. Le due misure disponibili sono l’Ape sociale e la quota 41 per i precoci.

Solo come aggiornamento sui requisiti di entrambe le misure, occorre dire che con la quota 41 per i precoci non serve raggiungere nessun limite anagrafico.

Basta infatti arrivare a 41 anni di contributi, purché almeno 35 siano effettivi e scevri da figurativi per disoccupazione e malattia. E almeno uno sia stato completato prima dei 19 anni di età. A prescindere che i 12 mesi di lavoro prima dei 19 anni, da cui lo status di precoce, siano consecutivi o frutto di una somma di più mesi frammentati.

Per l’Ape sociale invece serviranno nel 2024 almeno 63 anni e 5 mesi di età e almeno 36 anni di versamenti contributivi. E sarà possibile ottenere la pensione con questi requisiti se l’interessato rientra tra i caregiver, gli invalidi, i disoccupati o svolge lavori gravosi. I disoccupati devono aver terminato di percepire tutta la Naspi spettante. Gli invalidi devono avere ottenuto dalla commissione medica invalidi civili una percentuale di disabilità non inferiore al 74%. I caregiver devono risultare conviventi con il parente stretto disabile grave e bisognoso di assistenza da almeno 6 mesi. I lavori gravosi invece devono essere stati svolti per 7 degli ultimi 10 anni di carriera. O, in alternativa, per 6 degli ultimi 7 anni.

I lavori gravosi dell’Ape sociale si assottigliano

Purtroppo per lui, il nostro lettore potrebbe non andare in pensione con l’Ape sociale come invece hanno potuto fare i suoi colleghi nel 2023. Al nostro lettore non interessano le novità riguardo all’età della misura o alla carriera contributiva della stessa perché nel 2024 li completerà entrambe nonostante gli inasprimenti del governo. Infatti l’Ape sociale nel 2024 avrà come età anagrafica quella dei 63 anni e 5 mesi. E avrà 36 anni di contributi versati come requisito unico per tutte le categorie (nel 2023 invalidi, disoccupati e caregiver possono accedere alla misura con 30 anni, mentre edili e ceramisti con 32 anni).

Il nostro lettore a giugno avrà 63 anni e 5 mesi e oltre 38 anni di contributi. Pertanto, come requisito anagrafico e contributivo ci siamo. Ciò che non gli permetterà di andare in pensione è il fatto che il governo ha bloccato l’estensione delle categorie di lavoro gravoso previste per il 2022 e il 2023. E che hanno consentito ai magazzinieri come il nostro lettore, di andare in pensione con questa misura.

Il lavoro gravoso per la pensione a 63 anni come quello per i precoci

Si torna al passato per quanto concerne il lavoro gravoso per l’Ape sociale. Addio quindi all’estensione di platea che ne ha differenziato le categorie rispetto alla quota 41 per i precoci nel 2023. Infatti si torna alle 15 attività di lavoro gravoso previste dal 2018. Sia per l’Ape sociale che per la quota 41 per i precoci, nel 2017 (anno di varo delle misure) furono stabilite 11 attività che consentivano le uscite in anticipo. Queste attività, come previsto dagli allegati C ed E della legge 232 del 2016 erano:

  • addetti allo spostamento di merci e facchini;
  • camionisti e conducenti di mezzi pesanti;
  • addetti all’assistenza di persone non autosufficienti;
  • addetti ai servizi di pulizia;
  • netturbini e soggetti alle prese con raccolta e smaltimento dei rifiuti;
  • maestri ed educatori di asilo nido e scuole dell’infanzia;
  • edili;
  • gruisti;
  • macchinisti dei treni o personale ferroviario viaggiante;
  • infermieri delle sale operatorie ed ostetriche delle sale parto che lavorano in turni;
  • conciatori di pelli e pellicce.

Con la legge 205 del 2017 invece furono inserite altre 4 attività lavorative tra quelle gravose e cioè:

  • siderurgici;
  • pescatori;
  • agricoli;
  • marittimi.

In tutto 15 attività, che sono le stesse che potranno godere di entrambe le misure, sopra citate, nel 2024.