Nove italiani su dieci sono disposti a cercare lavoro all’estero per lavorare. In tutto il mondo, l’effetto della crisi pandemica ha sortito l’effetto contrario, per paura dei contagi. Ad eccezione dell’Italia, Paese di emigranti per eccellenza.

Lo rivela un report condotto da Boston Consulting Group dal titolo “Decoding Global Talent, Onsite and Virtual”. Lo studio analizza la propensione a cercare lavoro in patria e all’estero a un anno dallo scoppio della pandemia. In esso si evince che sempre più italiani sono disposti ad andare all’estero per lavorare.

Lavoro al estero, italiani disponibili a emigrare

Ma quali sono le mete preferite dagli italiani? Trovare lavoro al estero sembra molto meno difficile che in Italia. Il Paese, come noto, è affetto da eccessiva burocrazie. Inoltra la domanda non soddisfa l’offerta, spesso più qualificata. Non a caso la disoccupazione giovanile italiana è fra le più alte d’Europa.

Così molti guardano alle prospettive offerte dalla vicina Germania, la Svizzera e il Regno Unito. Paesi dove le specializzazioni e le competenze sono più richieste. Ma l’effetto della pandemia ha messo in moto anche un altro meccanismo: lo smart working.

Per effetto del boom del lavoro agile sta crescendo anche la propensione a cercare un impiego da remoto per aziende straniere. Internet ha abbattuto molte barriere e la conoscenza delle lingue straniere da parte dei giovani favorisce questo tipo di attività di ricerca di lavoro all’estero.

All’estero pur di lavorare

Lo studio mette in evidenza la propensione dei giovani a cercare lavoro all’estero pur di fare qualcosa. Dal 2014 ai giorni nostri questa propensione è venuta almeno ad eccezione che per gli italiani.

Sei anni fa il 59% dei lavoratori italiani era disposto a lasciare il Paese. Quattro anni più tardi la percentuale era scesa al 55%, ma nel 2020 c’è stata la svolta.

Il 90% delle persone intervistate è disponibile a cercare lavoro all’estero vedendo nell’Italia sempre più scarse possibilità di trovare occupazione. Un’inversione di tendenza che la dice tutta sulla risposta che il governo è stato in grado di dare alla crisi dell’occupazione da quando è scoppiata la pandemia.

Ma complice anche la diffusione dello smart working che permette alle aziende straniere di reclutare personale specializzato anche a distanza. Sono infatti numerosi gli italiani che sarebbero disposti a lavorare a distanza per aziende di altri Paesi. In percentuale si tratta del  71% degli intervistati, 14 punti percentuali in più rispetto alla media globale (57%).

La meta preferita

Lo Stato preferito dagli italiani per lavorare all’estero è la Svizzera. Al secondo posto troviamo la Germania e poi la Gran Bretagna. La confederazione è ricercata dagli italiani, sia per il lavoro da remoto che sul posto. La ragione principale? Non è la vicinanza ma la retribuzione. Il cambio monetario offre infatti la possibilità di guadagnare circa il doppio rispetto all’Italia a parità di mansioni.

Italia a parte, a livello globale sono gli Stai Uniti la meta preferita dai lavoratori di tutto il mondo, anche per la ricerca di lavoro in modaliutà smart working. Posizione che si appaia con l’Australia dove l’emergenza per il covid sembra essere gestita bene. Segue il Canada che approfitta di una buona gestione della pandemia e di condizioni più favorevoli.