I lavoratori esposti all’amianto hanno diritto ad andare in pensione prima degli altri e con un assegno maggiorato. L’attività di rimozione, bonifica e smaltimento di materiali contenenti amianto rientra nella categoria dei lavoratori usuranti per i quali è prevista l’uscita anticipata a 61 anni e 7 mesi di età. Servono anche 35 anni di contributi, ma in realtà ne bastano meno.

Benché i contributi debbano essere riferiti in prevalenza al tipo di lavoro svolto, per chi è rimasto esposto all’amianto sono riconosciuti dei bonus.

In gergo si parla di maggiorazione contributiva che vale però solo in alcuni specifici casi, come vedremo più avanti. Per il resto, è sufficiente che il lavoro o i lavori usuranti siano stati svolti per almeno la metà della carriera. O durante gli ultimi anni di essa.

Quando scatta la pensione per i lavoratori esposti all’amianto

Come detto, questo mestiere rientra tra le attività cosiddette “usuranti”, cioè particolarmente faticose e rischiose per la salute. Nello specifico la categoria è quella dei “lavoratori addetti alla asportazione dell’amianto”.

La legge prevede per costoro la possibilità di anticipare l’età della pensione a 61 anni e 7 mesi (62 anni e 7 mesi per gli autonomi) se si hanno almeno 35 anni di contributi versati. Per poter accedere a questa opportunità è, però, necessario avere svolto il lavoro usurante per almeno 7 anni negli ultimi 10 di servizio, per 6 anni negli ultimi 7 o per almeno la metà della vita lavorativa complessiva. Anche in via non continuativa.

Quindi possono andare in pensione, ad esempio, anche gli impiegati con 35 anni di contributi, purché in passato abbiano svolto per almeno 17 anni e 6 mesi il lavoro connesso allo smaltimento dell’amianto. Così come gli operai specializzati che per molti anni hanno fatto altro nella vita ma negli ultimi 6 si sono dedicati alla bonifica e smaltimento di materiali con amianto.

La maggiorazione contributiva

Ai lavoratori esposti all’amianto l’ordinamento riconosce particolari benefici previdenziali che consistono di raggiungere prima la pensione e con un importo maggiorato.

La disciplina attualmente vigente in materia tutela, ai fini pensionistici, esclusivamente l’attività lavorativa dipendente (sono esclusi gli autonomi) svolta con esposizione all’amianto per almeno 10 anni entro il 2 ottobre 2003. E’ escluso il caso di malattia professionale per la quale non è previsto alcun limite temporale di esposizione.

In particolare, è prevista una maggiorazione dell’1,5% ai fini del diritto e del calcolo della pensione di tutti i periodi in cui risulta l’esposizione all’amianto per i lavoratori. Questo significa che l’Inps riconosce 18 mesi di contributi ogni 12 di lavoro prestato. Pertanto il requisito contributivo dei 35 anni si riduce in proporzione al periodo di lavoro svolto.

La domanda di pensione deve essere presentata all’Inps entro il 1 maggio 2024. Si tratta per l’esattezza di una istanza di verifica dei requisiti maturati o maturandi nel corso dell’anno in corso. Non è quindi una vera e propria domanda di pensione, ma una richiesta di ricognizione dei requisiti speciali posseduti che l’Inps verificherà. Qualora l’Istituto di previdenza fornirà riscontro positivo, sarà cura del lavoratore presentare successivamente la domanda di pensione.

Le istanze pervenute dopo il 1 maggio 2024 saranno comunque accettate dall’Inps. Ma bisognerà considerare il differimento del pagamento della pensione pari a uno, due o tre mesi rispettivamente a seconda se la domanda è presentata dal 2 maggio al 1° giugno; dal 2 giugno al 31 luglio; oppure dopo il 1° agosto.

Riassumendo…

Riepiloghiamo i requisiti che bisogna possedere per andare in pensione in anticipo avendo svolto il mestiere di addetto alla lavorazione di materiali con amianto. Essi sono:

  • I lavoratori esposti all’amianto possono andare in pensione a 61 anni e 7 mesi di età con 35 anni di contributi versati;
  • Sono previste maggiorazioni contributive per aumentare l’assegno.
  • La domanda di pensione deve essere presentata all’Inps entro il 1 maggio 2024.