L’amore è bello finché dura“. Ma che cosa succede se dura poco? C’è una durata minima del matrimonio per avere diritto all’assegno di divorzio oppure basta il vincolo matrimoniale?

Si divorzia sempre prima: spetta l’assegno di mantenimento?

Le statistiche svelano uno scenario abbastanza preoccupante: ci si sposa sempre più tardi con l’età e si divorzia sempre prima. A conti fatti questo non può che portare alla conclusione che i matrimoni durano sempre meno. Potremmo discutere delle cause sociali di questa tendenza ma in questa sede ci interessano gli effetti giuridici.

Cerchiamo di rispondere ad un quesito che ci giunge da Teramo: “Salve, mi chiamo Giuseppina e scrivo per conto di mia figlia. Dopo neanche due anni dal matrimonio è stata lasciata dal marito che si è innamorato di una sua amica. Aldilà della sofferenza l’avvocato di lui le ha prospettato la beffa: sono stati sposati per poco tempo e lei è giovane e in età da lavoro quindi non ha diritto all’assegno di divorzio? E’ un’applicazione corretta della legge?“.

La questione è stata affrontata proprio quest’anno dalla Cassazione nella sentenza 12021 del 2019.

Differenza tra assegno di mantenimento e assegno di divorzio

Per rispondere al quesito occorre fare prima un passo indietro per distinguere l’assegno di mantenimento da quello di divorzio. Il primo è quello che viene riconosciuto dopo la sentenza di separazione e resta in essere fino al divorzio (momento in cui viene rimpiazzato dal secondo appunto).
La giurisprudenza tende ad ammettere che la durata del matrimonio rileva ai fini del calcolo dell’assegno di mantenimento ma non del suo riconoscimento.

Dunque secondo la Cassazione, un matrimonio di breve durata può incidere sul calcolo di quanto dovuto per il mantenimento, ma non sul riconoscimento del diritto. Tendenzialmente l’importo dell’assegno di divorzio, che serve al sostentamento del coniuge che non abbia la capacità di mantenersi da solo, è più basso di quello di mantenimento.

Non di rado la possibilità, ad esempio, di fare carriera e guadagnare tanto di un coniuge, è dovuta anche al sacrificio dell’altro che si occupa della casa e della famiglia. In quest’ottica potrebbe apparire logico subordinare l’importo dell’assegno di divorzio alla durata del vincolo matrimoniale. Da questa prospettiva si comprende anche perché, se dopo la separazione il coniuge economicamente più debole si continua a dedicare alla cura dei figli sacrificando le ambizioni lavorative, resta il diritto ad assegno di divorzio commisurato all’effettiva durata del suo impegno a favore della famiglia indipendentemente dalla durata del matrimonio.

Assegno di divorzio: conta la durata del matrimonio o la presenza di figli

Se è vero, quindi, che il matrimonio di breve durata potrebbe ridurre l’importo dell’assegno di divorzio, al tempo stesso una discriminante potrebbe essere la presenza di figli minori (per il discorso appena fatto del sacrificio e la dedizione alla cura della prole).

Se la coppia non ha figli, l’ex più debole economicamente è giovane e in età lavorativa e il matrimonio è durato poco, non è scontato che venga riconosciuto l’assegno divorzile e, in caso contrario, con molta probabilità esso risulterà notevolmente ridotto.

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