Ripartono le discussioni per la riforma pensioni 2023. Superata l’impasse elezione Capo dello Stato con la conferma di Mattarella, sindacati e governo si apprestano a riprendere il confronto per superare lo scoglio Fornero.

Il nodo da sciogliere è come anticipare le pensioni rispetto ai requisiti ordinari fissati oggi a 67 anni di età. Tutto dovrà reggersi su un equilibrio finanziario che non comporti maggiori spese per lo Stato.

Riforma pensioni, cosa bolle in pentola

Il premier Draghi si è reso disponibile a trattare apertamente con le parti sociali per trovare soluzioni per la riforma pensioni.

Su un punto, però, non è disposto a transigere: ogni cambiamento deve essere sostenibile finanziariamente senza ricorrere a ulteriore debito.

Un paletto non da poco perché finora tutto quello che è stato fatto per eludere le regole della Fornero è costato caro ai conti. Solo nel 2021 il bilancio pensioni pubbliche è lievitato di 2 miliardi di euro a causa di quota 100.

Quindi, riforma pensioni sì, ma condizione che lo Stato non debba più intervenire con soldi che non ci sono. Anche perché, il quadro di bilancio si sta deteriorando sempre più con soli 23 milioni di lavoratori attivi in un Paese che conta quasi lo stesso numero di pensionati.

Verso l’addio al sistema retributivo

In altre parole, quindi, l’unica strada percorribile per poter uscire dal lavoro prima dei 67 anni è quella di tagliare le pensioni. Come? Con una riduzione dell’assegno.

A tal proposito si sta facendo strada l’ipotesi la proposta avanzata da Michele Reitano, membro della commissione tecnica presso il Ministero del Lavoro. Si tratta in sostanza di concedere la pensione a fronte di una penalizzazione di circa il 3% dell’assegno per ogni anno di anticipo rispetto ai requisiti ordinari.

La penalizzazione insisterebbe solo sulla parte del montante contributivo soggetto a calcolo privilegiato retributivo della pensione. Opzione giudicata però debole dia tecnici.

Sul tavolo restano sempre altre due ipotesi. E cioè il meccanismo di calcolo già testato per Opzione Donna, che diventerebbe una sorta di “opzione per tutti”, con pensione anticipata a partire dai 64 anni di età.

Ma anche la flessibilità in uscita proposta dal presidente Inps Pasquale Tridico che prevede la concessione della pensione in due tranches. La prima al compimento dei 64 anni a valere sulla parte del montante contributivo post 1995 (sistema contributivo). E la seconda al compimento dei 67 anni per la restante parte dei contributi versati nel sistema retributivo.