È senza dubbio uno degli argomenti principali di queste ultime settimane e parliamo naturalmente delle cartelle esattoriali. E dei provvedimenti di sanatoria e condono che il Governo ha ribattezzato Tregua Fiscale. Con questo nome si intende quindi l’intero pacchetto di misure sulle cartelle esattoriali. E sono diverse le misure introdotte. Dallo stralcio delle cartelle alla cancellazione d’ufficio, dalla rottamazione alla sanatoria degli avvisi bonari. La rottamazione delle cartelle però è senza dubbio il provvedimento che sarà il più utilizzato, anche perché è quello meno rigido come struttura e che presenta meno limitazioni.

Basti pensare che, per esempio, la cancellazione automatica delle cartelle e lo stralcio sono provvedimenti che vedono nei Comuni e negli altri enti locali i soggetti che dovranno dare l’ok a questa sanatoria. Inoltre, se per cancellazione e stralcio le cartelle arrivano fino al 2015, con la rottamazione arrivano a giugno 2022.

“Buonasera, volevo alcune delucidazioni in merito alla rottamazione delle cartelle. Purtroppo sono un contribuente profondamente indebitato dal punto di vista fiscale. Ho ormai, al lordo delle sanzioni e degli interessi, cartelle con Agenzia delle Entrate Riscossione per oltre 25.000 euro. Quasi tutto proveniente da evasione Irpef. Debiti che in pochi anni sono passati da 15.000/16.000 a 25.000 euro. La nuova rottamazione prevede anche la rateizzazione, ma 18 rate mi sembrano poche per un debito come il mio. Mi spiegate come potrebbe funzionare la rottamazione per il sottoscritto, quanti di questi 25.000 euro circa dovrei versare e a quanto ammonteranno le rate?”

La sanatoria delle cartelle del Governo e come funziona la rottamazione

La rottamazione delle cartelle esattoriali ha nei debiti dei contribuenti diventati cartelle tra il 1° gennaio 2000 e il 30 giugno 2022, l’oggetto di sconti e rateizzazioni. Infatti, con la rottamazione delle cartelle potranno essere saldate in maniera agevolata le cartelle sopraggiunte in quel periodo di tempo e affidate, quindi, all’agente della riscossione.

Il contribuente interessato dovrà presentare domanda all’Agenzia delle Entrate Riscossione entro il 30 aprile 2023. La domanda telematica non sarà tanto differente da quelle dei precedenti provvedimenti di rottamazione. E probabilmente anche in questo caso si chiamerà domanda di definizione agevolata.

Entro 60 giorni dalla ricezione della domanda, e quindi entro massimo il 30 giugno, l’Agenzia delle Entrate Riscossione darà l’esito dell’istanza. Che può essere di tre specie. Il rifiuto dell’intera istanza, quando per un motivo qualsiasi, il contribuente non ha alcun diritto alla sanatoria delle cartelle. Oppure, la reiezione parziale con conseguente altrettanto parziale accettazione della domanda. In questo caso il contribuente avrà delle cartelle che l’Agenzia delle Entrate Riscossione considera come rottamabili e altre non rottamabili. Infine, l’accoglimento pieno, con tutte le cartelle che finiscono nella rottamazione con avallo da parte del concessionario alla riscossione.

Cosa deve chiedere il contribuente sulla rottamazione

Se le domande che andranno presentate seguiranno la falsariga delle precedenti, nell’istanza il contribuente dovrà indicare tutte le cartelle a suo nome affidate all’Agente della Riscossione dal 2000 al 2022 (entro giungo 2022). “Controlla la tua situazione debitoria” è l’area del sito dell’Agenzia delle Entrate Riscossione che i contribuenti devono aprire per verificare il totale delle cartelle che a una certa data sono assegnate a loro nome. Nella domanda di definizione agevolata il contribuente deve inserire le cartelle e chiedere la rottamazione scegliendo il pagamento rateale o in unica soluzione.

Nel primo caso sarà l’Agenzia delle Entrate Riscossione nella sua risposta a comunicare il numero di rate concesse, che dipendono anche dall’importo del debito e dall’importo della rata minima che la procedura consentirà di utilizzare. Il numero massimo di rate sarà pari a 18. E naturalmente per importi non elevati dei debiti complessivi che l’agente alla riscossione rileverà nei confronti di ogni singolo richiedente, concedere 18 rate non sarà possibile.

Il periodo di dilazione quindi potrebbe sensibilmente accorciarsi per molti.

 

Cosa si risparmierà con la rottamazione

cartelle

In risposta al nostro lettore, possiamo dire che un primo vantaggio della rottamazione per lui sarà quello dello sconto su sanzioni e interessi per ritardata iscrizione a ruolo. Che poi è il motivo per cui debiti che erano di 16.000 euro circa sono diventati nell’ordine di 25.000 euro. Con l’abbattimento di queste voci in aumento delle cartelle, ecco che il nostro lettore potrà già godere di una discreta agevolazione. E visti gli importi per lui si potrà pagare anche in 18 rate. Un piano di dilazione che non è mensile ma trimestrale e spalmato su ben 5 anni. Un arco temporale vantaggioso quindi, soprattutto per chi come il nostro contribuente, ha debiti di importi piuttosto rilevanti. La rottamazione delle cartelle, e più precisamente la rottamazione quater, perché è arrivata alla quarta versione, è un provvedimento che ricalca quelli precedenti quindi. Anche sugli importi delle rate.

Il calcolo delle rate sulla rottamazione delle cartelle

Una volta che la domanda del contribuente è stata accettata, ecco che si passa al piano di dilazione. Quindi, se il contribuente ha scelto le rate e non l’unica soluzione entro il 31 luglio 2023 (entro questa data va pagato l’importo totale del debito senza rateizzazione), l’Agenzia delle Entrate Riscossione calcolerà l’importo totale dovuto e fuoriuscito dalla definizione agevolata delle cartelle, quindi al netto di sanzioni e interessi. Aggiungerà gli interessi del 2% a partire dal mese di agosto 2023, come corrispettivo per la rateizzazione. E indicherà l’ammontare delle rate dovute. Bonifico bancario o prelievo diretto in conto corrente, tramite bollettino postale o direttamente agli sportelli del concessionario alla riscossione. Sono questi i metodi che un contribuente potrà usare per pagare le rate.

Le rate, le prime due più alte delle altre

Le scadenze ormai sono da tempo note. La prima rata scadrà il 31 luglio 2023, cioè la stessa data entro cui pagheranno quanti hanno scelto la via del pagamento in unica soluzione.

La seconda rata invece scadrà entro il 30 novembre 2023. Con le prime due rate il contribuente dovrà pagare il 20% del debito totale (il 10% a rata). Ipotizzando in 17.000 il totale da versare del nostro lettore, compresi interessi per dilazione e al netto di sanzioni e interessi per ritardata iscrizione a ruolo, le prime due rate saranno da 1.700 euro l’una.

Le altre 16 rate invece saranno da 850 euro cadauna. E scadranno il 28 febbraio, il 31 maggio, il 31 luglio e il 30 novembre del 2024, 2025, 2026 e 2027. Resterà utile anche la tolleranza di 5 giorni per chi paga in ritardo le rate. Un arco temporale aggiuntivo di 5 giorni a rata, da non far scadere per evitare la decadenza dal beneficio.