I contribuenti che, prima di mettere in atto un comportamento, intendono conoscere preventivamente se quel comportamento è corretto oppure no, ovvero vogliono sapere quale azione mettere in atto per non cadere in successive sanzioni, possono presentare all’Agenzia Entrate istanza di interpello. A questo strumento si affianca anche la consulenza giuridica.

Sono due strade che, pure se possono sembrare simili, sono tra loro differenti. Andiamo a vedere in dettaglio.

L’interpello

L’Amministrazione finanziaria definisce testualmente l’interpello, quell’istanza che il contribuente rivolge all’Agenzia delle Entrate prima di attuare un comportamento fiscalmente rilevante.

Lo scopo della richiesta è quello di ottenere chiarimenti in relazione a un caso concreto e personale in merito all’interpretazione, all’applicazione o alla disapplicazione di norme di legge di varia natura relative a tributi.

Quindi, ad esempio, il contribuente che deve vendere un bene e ha il dubbio se la vendita è soggetta ad IVA del 4% o 10%, può preventivamente chiederlo all’Agenzia Entrate. In questo modo andrà sul sicuro e non rischierà di cadere in eventuali future contestazioni da parte del fisco stesso.

L’istanza si presenta (in carta libera) alla Direzione Agenzia Entrate competente. La presentazione può essere con una delle seguenti modalità:

  • consegna a mano
  • plico raccomandato con avviso di ricevimento
  • posta elettronica certificata (PEC)
  • posta elettronica libera (PEL).

Consulenza giuridica, le differenze con l’interpello

Ad affiancare l’interpello c’è anche lo strumento della consulenza giuridica. Tuttavia, L’istanza di interpello è presentata dal contribuente per risolvere una questione concreta e personale. La consulenza, invece, è fornita dall’Agenzia Entrate ai fini dell’individuazione del corretto trattamento fiscale di fattispecie riferite a problematiche di carattere generale, prospettate anche nel corso di attività di controllo o in sede di esame di istanze di rimborso o di autotutela.

La consulenza giuridica non è chiesta dal contribuente (inteso come persona fisica, partita IVA, società, ecc.).

È chiesta, invece, da:

  • Uffici dell’Amministrazione Finanziaria, inclusa Agenzia delle Entrate – Riscossione
  • Associazioni sindacali e di categoria e Ordini professionali
  • Amministrazioni dello Stato, enti pubblici, enti pubblici territoriali e assimilati e altri enti istituzionali operanti con finalità di interesse pubblico.

La competenza è delle Direzioni regionali e alla Divisione Contribuenti in base alla rilevanza territoriale del soggetto richiedente (regionale o nazionale). Anch’essa è redatta in carta libera e si può presentare a mano oppure mediante spedizione in plico raccomandato con avviso di ricevimento.

Presto a pagamento

Ad oggi, sia l’interpello che la consulenza giuridica sono gratuiti. Le istanze non sono nemmeno soggette ad imposta di bollo.

Tuttavia, le cose stanno per cambiare. Infatti, l’ultimo schema di decreto legislativo sulla riforma fiscale approvato dal Consiglio dei Ministri il 23 ottobre 2023, prevede che i due strumenti diventeranno a pagamento. Ad esempio, il prezzo dell’interpello dipenderà, dal tipo di contribuente che presenta l’istanza, dal suo volume d’affari/ricavi e dalla complessità della richiesta. Sarà, comunque, un decreto del MEF a definire i dettagli.

Trovi qui l’elenco interpelli che diventano a pagamento.

Riassumendo

  • l’interpello lo presenta il contribuente all’Agenzia Entrate per conoscere il comportamento corretto da tenere a fronte di un caso concreto e personale
  • la consulenza giuridica ha, invece, carattere generale e la possono chiedere all’Agenzia Entrate
    • gli Uffici dell’Amministrazione Finanziaria, inclusa Agenzia delle Entrate – Riscossione
    • le associazioni sindacali e di categoria e Ordini professionali
    • le amministrazioni dello Stato, enti pubblici, enti pubblici territoriali e assimilati e altri enti istituzionali operanti con finalità di interesse pubblico
  • ad oggi, sia istanza di interpello che consulenza giuridica sono gratuite ma presto diventeranno a pagamento (riforma fiscale).