Detto fatto. La legge delega sulla riforma fiscale prevedeva che gli interpelli all’Agenzia Entrate diventassero a pagamento. Lo schema del decreto legislativo attuativo della riforma, approvato dal Consiglio dei Ministri il 23 ottobre 2023, ha dato seguito a tutto.

Sono individuati i tipi di interpello che diventeranno onerosi ma non ancora sono definiti i costi. Sono individuati, tuttavia, i criteri in base ai quali il prezzo potrà variare.

L’onerosità delle richieste di chiarimento ad hoc al fisco per la corretta applicazione di una norma, certamente ne rallenterà il flusso.

L’obiettivo di renderli a pagamento è quello di evitare che arrivino all’Agenzia Entrate istanze di interpello anche laddove la norma è già chiara. In questo modo si tenderà a diminuire il carico di lavoro per i dipendenti dell’Agenzia stessa veicolando le forze, invece, solo su quelli che effettivamente meritano di attenzione e interpretazione.

I tre fattori da cui dipenderà il costo

Gli interpelli da sempre rappresentano uno strumento utile per i contribuenti. Una strada che evita di incappare in errori nell’applicare una norma fiscale e, quindi, di evitare conseguenze peggiori. Come strutturato prima della riforma fiscale, basta inviare una formale richiesta all’Agenzia Entrate la quale poi fornisce risposta e 90 giorni (o massimo 120 giorni).

Fino ad oggi è un servizio reso sempre in modo gratuito. Le cose, invece, stanno per cambiare. Con la riforma fiscale si dovrà pagare un prezzo. Un costo che, secondo quanto previsto dal decreto legislativo attuativo, varierà in funzione di tre distinti fattori, ossia:

  • tipo di contribuente (ad esempio a seconda che chi presenta istanza sia un contribuente con o senza partita IVA)
  • volume d’affari o di ricavi
  • complessità o rilevanza della questione (più complesso è il quesito maggiore sarà il prezzo da pagare).

Ad ogni modo, il decreto rimanda ad un futuro provvedimento del MEF (Ministero Economia e Finanze), la definizione dei dettagli.

Interpelli, quali diventano a pagamento

Se non si conoscono ancora in dettaglio i prezzi, almeno il decreto in esame individua gli interpelli che diventeranno a pagamento. L’elenco include quelli aventi ad oggetto:

  • casi di incertezza sull’interpretazione di una norma
  • casi di incertezza sulla corretta qualificazione di una fattispecie
  • la disciplina dell’abuso del diritto
  • la disapplicazione di norme antielusive
  • i requisiti per accedere alla cooperative compliance
  • le condizioni per accedere alle agevolazioni sui nuovi investimenti
  • requisiti per l’accesso al regime c.d. dei Paperoni.

Come anche gli avvisi bonari che vanno in ferie, l’Agenzia Entrate non risponderà alle istanza di interpello nel mese di agosto. Inoltre, il silenzio sarà assenso (la risposta deve arrivare entro 90 giorni).

A pagamento diventeranno anche le consulenze giuridiche.

Riassumendo

  • il decreto legislativo attuativo della riforma fiscale, rende gli interpelli a pagamento
  • il prezzo dipenderà dalla tipologia di contribuente, dal volume d’affari/ricavi e dalla complessità della questione
  • sono individuati 6 tipi di interpello che bisognerà pagare
  • sarà un nuovo decreto del MEF a definire i dettagli.