Altre 75 mila pensioni eliminate dall’Inps. Prosegue a ritmo serrato il processi di cancellazione delle pensioni in pagamento dall’Istituto di Previdenza a seguito dei decessi per covid. Le cancellazioni vanno di pari passo con il numero dei decessi, non solo per covid.

Negli ultimi anni, causa anche l’invecchiamento della popolazione, anche il numero dei pensionati è aumentato. Di conseguenza anche le pensioni eliminate a seguito di decesso del titolare. Si tratta di un processo naturale che però ha subito una accelerazione a causa del covid.

Pensioni eliminate in aumento

Così, da marzo 2020 le pensioni eliminate hanno subito un netto incremento. Fatto che non ha riguardato solo l’Italia, ma tutti i Paesi colpiti dal covid, ma ha interessato maggiormente il nostro dove l’incidenza dei pensionati per numero di abitanti è più elevata.

Nel dettaglio, i numeri sono stati presentati da Pasquale Tridico, presidente dell’Istituto nazionale della previdenza sociale (Inps), durante l’audizione alla Camera:

il numero di pensioni per invalidità, vecchiaia e superstiti eliminate per decesso nel 2020 e nei primi mesi del 2021 ha subìto un picco molto forte di circa quasi 100.000 pensioni eliminate nei mesi di marzo, aprile e maggio del 2020, poi la malattia ha subito una riduzione forte e anche le pensioni eliminate.

Poi c’è stata una ripresa nell’autunno scorso e poi subito dopo una riduzione a gennaio, con un picco di incremento fino a 75.000 pensioni eliminate a marzo 2021 e poi ancora una riduzione fino ai giorni nostri“.

Meno pensioni da pagare

Come riferisce l’Istituto Superiore di Sanità, la mortalità causa covid ha inciso in prevalenza sulla popolazione più anziana. Al contrario, c’è stato un decremento della mortalità giovanile che, per via delle restrizioni agli spostamenti, ha fatto calare il numero degli incidenti stradali e gli infortuni sul lavoro.

Tutto quanto ha avuto inevitabili ricadute sul sistema pensionistico.

L’Inps ha cancellato migliaia di pensioni dirette e indirette proprio a causa dei prematuri decessi dei pensionati. Ne è derivato un risparmio di spesa per le casse dell’istituto di previdenza.

Secondo alcuni calcoli, oltre il 96% dei deceduti nel 2020 aveva più di 65 anni e quindi era quasi sicuramente titolare di pensione.

La spesa per pensioni

Fare una stima dell’impatto sulla spesa pensionistica non è facile. Alberto Brambilla di Itinerari Previdenziali ha tuttavia simulato un calcolo basato sul reddito medio lordo ricavabile dal casellario delle pensioni Inps del 2020.

Salta fuori una riduzione di spesa per pensioni pari a 1,11 miliardi di euro. Il dato è stato quindi proiettato sul decennio 2020 – 2029 considerando le aspettative di vita dei pensionati in base alle fasce di età di appartenenza. Quindi si è presa in considerazione l’ipotesi che molti pensionati, in assenza di mortalità causa covid, avrebbero campato altri 10 anni.

Più precisamente, sulla base degli indici di mortalità Istat del 2019, gli anni di vita potenzialmente persi a causa della premorienza dai 96.818 ultra 64 enni morti in più sono stati mediamente 13 anni per i 20.110 deceduti con 65-79 anni di età e circa 7 anni per i 76.708 deceduti con 80 e più anni.

12 miliardi di euro risparmiati

Il conteggio così stimato porta a una cifra che si aggira intorno agli 11,9 miliardi di euro risparmiati dall’Inps dal 2020 al 2029. Dato che potrebbe tranquillamente essere arrotondato per eccesso a 12 miliardi se si considera che nel conteggio non sono considerati i dati delle altre casse di previdenza diversa dall’Inps.

Ma non è tutto. A queste minori spese per pensioni si dovranno calcolare anche quelle del 2021, anno in cui ha pesato molto la seconda ondata pandemica. Dati che, se da un lato possono essere interpretati come risparmio di spesa previdenziale, dall’altra non possono che far pensare a quanto grave è stato l’impatto del covid sulla popolazione anziana in Italia.