Nel contesto attuale, dove il digitale e i social media giocano un ruolo centrale, le tasse degli influencer sono diventate un argomento di grande rilevanza, soprattutto sotto l’aspetto dell’evasione fiscale.

Una significativa e recente operazione della Guardia di Finanza di Bologna, ha evidenziato una lacuna di 11 milioni di euro in redditi non dichiarati da parte di noti influencer. L’operazione ha permesso di recuperare già 2,8 milioni tra tasse evase e sanzioni. La ricerca, partita a fine 2022, si è concentrata su influencer con un’ampia base di follower e un’elevata capacità di engagement, rivelando forti discrepanze tra l’attività svolta e i redditi ufficialmente dichiarati.

Tale indagine, che ha combinato l’esperienza dei marescialli con le competenze digitali dei giovani finanzieri, ha messo in luce sia casi complessi di influencer con strutture aziendali, sia situazioni più semplici, come quelle di influencer su OnlyFans.

Chi è e cosa fa l’influencer

L’influencer è una persona che ha costruito una reputazione e una credibilità significative in un particolare settore o nicchia, come la moda, il fitness, il cibo, la tecnologia, o qualsiasi altro campo di interesse. Grazie alla loro autorità, conoscenza, posizione, o relazione con il loro pubblico, ha la capacità di influenzare le opinioni, i comportamenti di acquisto o le abitudini dei loro follower.
Vengono, dunque, ingaggiati spesso da aziende terze per promuovere i propri prodotto e le proprie attività.

La connessione diretta ed automatica che riescono ad instaurare col il loro audience, infatti, li rende preziosi per le marche e le imprese che cercano di promuovere i loro prodotti o servizi attraverso campagne di influencer marketing, mirando a sfruttare la fiducia generata dall’influencer stesso.

L’inquadramento lavorativo

La diffusione dei questa figura “lavorativa” che in precedenza non esisteva, ha portato pian piano il legislatore a dover adottare le prime norme regolamentative.

L’attività svolta dagli influencer non è certamente gratuita. Pattuiscono e percepiscono un compenso e come tutte le remunerazioni detti compensi devono essere soggetti a tassazione.

Se l’attività è svolta in forma abituale è richiesta l’apertura della partita IVA al pari di qualsiasi attività. Rari sono i casi in cui l’influencer viene assunto come lavoratore dipendente. In genere, inizialmente chi intraprende questa attività lo fa come lavoro “occasionale” senza partita IVA. Ma il lavoro occasionale, ricordiamo, il legislatore lo ammette solo laddove i compensi che ne derivano si mantengono sotto una certa soglia annua, oltre la quale scatta obbligo di dotarsi di partita IVA.

Tasse degli influencer, perché c’è troppa evasione fiscale

I guadagni degli influencer, dipendono in un certo senso dai follower. Più ne hanno e più significa che hanno appeal e, quindi, più le aziende sono spinte a stipulare con loro contratti e ad alzare la posta del compenso. Più follower ci sono e più click ci potranno essere sui siti internet gestiti dall’influencer e su cui sono pubblicizzati i prodotti di quell’impresa. Dunque, il numero di follower dell’influencer già puoi essere un primo indizio per il fisco circa i guadagni che questi potrebbe ricevere dalla attività svolta.

Ad ogni modo, il settore resta ancora quello con uno dei maggiori tassi di evasione. A tal proposito, nella recente intervista rilasciata alla stampa specializzata (Il sole 24 ore), il colonnello Selvaggio Sarri, comandante del 2° Gruppo Bologna della Guardia di finanza, ha spiega come e perché c’è elevata evasione nel mondo delle tasse degli influencer. La motivazione è da ricercare nel fatto che tali figure operano prevalentemente online e spesso attraverso piattaforme con sede all’estero, rendendo complesso per le amministrazioni fiscali tracciare le loro attività economiche.

Tuttavia, spiega il colonnello, un cambiamento normativo introdotto dal 1° gennaio 2024 mira a contrastare questa problematica.

La nuova normativa obbliga le piattaforme digitali a condividere i dati dei redditi generati dagli influencer con l’Agenzia delle Entrate. Tale obbligo normativo rappresenta una svolta anche se, spiega ancora il colonnello, la sua attuazione pratica e l’effettivo recepimento delle nuove disposizioni richiedono tempi tecnici. Ad ogni modo, si tratta di un passo in avanti che deve indurre gli stessi influencer ad essere consapevoli delle proprie responsabilità fiscali in un contesto in evoluzione in cui, ormai, l’Agenzia Entrate e il legislatore hanno deciso di intervenire con l’opportuna e dovuta disciplina.

Riassumendo

  • nel mondo dell’era digitale la figura dell’influencer ha ricevuto sempre più importanza
  • l’assegno di una disciplina lavorativa e fiscale ha indotto molti ad evadere le tasse e costretto il legislatore ad adottare i primi provvedimenti regolamentativi
  • nonostante ciò le tasse degli influencer sono ancora oggi quelle con la più alta percentuale di evasione
  • in genere, più follower si hanno e più guadagni ci sono per l’influencer e più c’è il rischio di finire nel mirino del fisco.