Quando conta anche il giorno del mese sulla pensione? Come canta Gigliola Cinquetti: “Non ho l’età, non ho l’età, per amarti, non ho l’età. Per uscire sola con te, se tu vorrai, se tu vorrai, aspettarmi, quel giorno avrai tutto il mio amore per te”.

Parole che molte persone potrebbero parafrasare e rivolgere alle pensioni. Questo perché l’età per accedere a tale trattamento sembra essere spesso una chimera. Lo sanno bene i tanti lavoratori che, prossimi alla pensione, hanno visto slittare la data di uscita dal mondo del lavoro a causa dei vari cambiamenti normativi registrati nel corso degli ultimi anni.

Incidenza dell’età sulla pensione: quando conta anche il giorno del mese

Ma come incide l’età sulla pensione? Ebbene, come si evince dalla circolare Inps numero 180 del 14 settembre 1996:

“Il coefficiente di trasformazione è stabilito in relazione all’età dell’assicurato alla data di decorrenza della pensione, a partire dall’età di 57 anni. Per i trattamenti di pensione liquidati a soggetti di età inferiore a 57 anni (assegno di invalidità, pensione di inabilità, pensione ai superstiti di assicurato) deve essere applicato il coefficiente di trasformazione previsto per i soggetti che abbiano compiuto i 57 anni. Per tener conto delle frazioni di anno rispetto all’età dell’assicurato alla decorrenza della pensione, o alla data di morte, il coefficiente di trasformazione deve essere incrementato di tanti dodicesimi della differenza tra il coefficiente previsto per l’età immediatamente superiore a quella dell’assicurato e il coefficiente previsto per l’età inferiore, per quanti sono i mesi interi trascorsi tra la data di compimento dell’età e la decorrenza della pensione (o la data di morte). […] Ai fini di cui sopra non si tiene conto delle frazioni di mese”.

I lavoratori che accedono alla pensione di vecchiaia e che sono nati nei primi quindici giorni del mese non beneficiano dell’incremento del coefficiente di trasformazione, frutto del mese aggiuntivo lavorato in seguito al compimento dell’età anagrafica.

Una situazione che ha destato l’attenzione del Sindacato Autonomo di Polizia che ha deciso di inviare all’INPS e al Dipartimento della P.S. un sollecito per l’adeguamento, in termini pensionistici, del coefficiente di trasformazione in caso di accesso alla pensione di vecchiaia.

Si resta, quindi, in attesa di eventuali riscontri da parte degli enti sollecitati in modo tale da capire se verranno attuati dei provvedimenti. E se si registreranno dei cambiamenti in merito all’incidenza del giorno del mese.

Sistema di calcolo misto, contributivo e retributivo: come funziona

Definire a priori quanto si prenderà di pensione non è possibile. Vari sono i fattori da considerare, come ad esempio criterio di calcolo utilizzato. Quest’ultimo differisce in base all’anzianità contributiva maturata dal lavoratore alla data del 31 dicembre 1995.

Entrando nei dettagli, il trattamento pensionistico è calcolato con il sistema contributivo per i lavoratori privi di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995. Si calcola una quota con il sistema retributivo e una con il sistema misto per i lavoratori con contributi al 31 dicembre 1995.

A partire dal 1° gennaio 2012, come spiegato sul sito dell’Inps, viene applicato a tutti i lavoratori “il sistema di calcolo contributivo sulla quota di pensione corrispondente alle anzianità contributive maturate a decorrere dal 1° gennaio 2012“.

Su tale valore, si ricorda, incide il coefficiente di trasformazione che aumenta all’aumentare dell’età in cui si va in pensione, permettendo, di conseguenza, di ottenere un importo dell’assegno più elevato.