Quota 100 non sparirà del tutto nel 2022, ma i beneficiari saranno veramente pochi. Il fondo statale che accompagnerà i dipendenti delle Pmi in crisi all’uscita anticipata, parte con pochi soldi.

Il governo ha messo sul piatto solo 150 milioni, rispetto ai 250 chiesti dalla Lega (poi scesi a 200) per il prossimo anno. Fondi che dovrebbero servire per consentire alle Pmi in crisi con meno di 50 addetti di fruire dello scivolo pensionistico.

Quota 100 alle aziende con meno di 50 dipendenti

Per gli anni successivi, poi, il fondo dovrebbe diminuire ancora la propria portata, ma non si sa ancora di quanto.

Certo è che le Pmi in crisi a causa della pandemia non sono poche e probabilmente il fondo non riuscirà ad esaurire tutte le richieste.

Del resto, per le imprese con più di 50 dipendenti è possibile avviare i contratti di espansione che consentono lo scivolo anticipato fino a 60 mesi dalla pensione.

Ma di sotto di tale soglia, diventa particolarmente oneroso per le Pmi concedere lo scivolo pensionistico, pur avendo anche le piccole e medie aziende necessità di ricambiare il personale e/o riorganizzare l’impresa.

Pochi soldi per accontentare tutti

Le buone intenzioni del governo di stanziare 600 milioni per i prossimi tre anni per quota 100 si sono quindi ridimensionate. Sarà il Parlamento a metterci l’ultima parola, certo è che i soldi potrebbero finire in fretta non appena sarà operativa la possibilità di scivolo.

Le modalità di accesso al fondo saranno rese note da apposito decreto ministeriale nella prima parte del 2022. Probabilmente sarà l’Inps a gestire le disponibilità del fondo sulla scorta delle domande ricevute e in osservanza dei requisiti necessari a carico del datore di lavoro.

In parole semplici, si consente alle Pmi di accompagnare verso il pensionamento i lavoratori che abbiano compiuto almeno 62 anni. L’indennità commisurata alla pensione futura è pagata dal datore di lavoro fino ai 67 anni di età.

In pratica, una specie di quota 100 a carico dello Stato.