Dal 2019, anno di entrata in vigore della quota 100, molte cose sono cambiate nel sistema previdenziale italiano. Erano passati molti anni dalla cessazione della Quota 96 e per molto tempo misure che consentono il pensionamento sommando età e contributi, non sono state più varate. Fino al decreto n° 4 del 2019, che tra le altre cose oltre alla quota 100 introdusse il famoso reddito di cittadinanza. La quota 100 ha rappresentato il cambiamento più importante per le pensioni degli italiani. E ancora oggi si prosegue sulla stessa via, dal momento che il governo nel 2024 ha confermato la quota 103.

Ma anche la quota 100 e poi la successiva quota 102 sono ancora sfruttabili oggi, anche se di fatto cessate.

“Gentile redazione, sono un vostro affezionato lettore e volevo porvi un quesito che mi riguarda da vicino. Sto per completare 41 anni di contributi ed ho superato i 65 anni di età. Volevo alcuni chiarimenti riguardo alla mia possibilità di andare in pensione. Non voglio rimetterci nulla di assegno e quindi guardo alla quota 103 con scetticismo se è vero che essendo contributiva la prestazione mi penalizzerebbe. Non ho compreso bene il meccanismo della cristallizzazione del diritto di cui trattate in diversi vostri articoli. Secondo voi avrei diritto ad uscire con la quota 100 o la quota 102 del passato, perché dovrebbero produrre per il sottoscritto una pensiona più elevata? Grazie in anticipo per la vostra ipotetica risposta.”

La pensione per quotisti, ecco come si è passati dalla quota 100 alla quota 103

la pensione con le quota in genere è una particolare formula di pensionamento che consente di andare in pensione sommando età e contributi. Ma partendo da un limite anagrafico ed uno contributivo. Anche la quota 96 che era in vigore fino al 31 dicembre 2011 era una misura di questo tipo. Infatti consentiva a chi raggiungeva almeno 60 anni di età e 35 anni di contributi di accedere alla pensione completando anche la quota 96.

Sommando età e contributi a prima vista la quota 96 non si raggiunge naturalmente. Ecco quindi che entrano in scena le frazioni di anno, che rendono la misura flessibile e potenzialmente fruibile da chi aveva 60 anni di età e 36 anni di contributi, ma anche da chi aveva 60,2 anni di età e 35 anni e 10 mesi di contributi. Con il varo di quota 100 fu introdotta una misura di questo genere, anche se effettivamente le frazioni di anno non rendevano la misura davvero flessibile. E il trend è proseguito anche con il varo di quota 102 e di quota 103.

In pensione con le quote, ecco la guida per lasciare prima il lavoro nel 2024

La quota 100 è stata in vigore fino al 2021, per poi essere sostituita dalla quota 102. Con la quota 100 i requisiti per lasciare il lavoro erano:

  • almeno 62 anni di età;
  • almeno 38 anni di contributi.

Dopo il suo triennio di sperimentazione, il governo di allora decise per la sostituzione della quota 100 con la quota 102. Infatti dal primo gennaio 2022 e fino al 31 dicembre 2022 i requisiti per la pensione dei quoitisti diventarono:

  • almeno 64 anni di età;
  • almeno 38 anni di contributi.

Un solo anno di quota 102, per passare poi alla quota 103. E sono stati cambiati di nuovo i requisiti. Infatti nel 2023 ed anche nel 2024 (la misura è stata confermata anche per il corrente anno), i requisiti sono:

  • almeno 62 anni di età;
  • almeno 41 anni di contributi.

Tutte le misure per i quotisti hanno avuto come minimo comune denominatore le finestre di decorrenza del trattamento e il divieto di cumulo per i redditi da pensione con i redditi da lavoro. Unica eccezione ed unico lavoro ammesso per quanti prendono una pensione qualsiasi di queste per i quotisti è il lavoro autonomo occasionale fino al tetto massimo di 5.000 euro di reddito per anno solare. Il vincolo dura fino al raggiungimento dell’età anagrafica prevista per la pensione di vecchiaia, ovvero a 67 anni.

La nuova quota 103 spinge i lavoratori a pensare alla cristallizzazione

La quota 103 doveva essere valida solo per il 2023, ma come detto, è stata prorogata nel 2024 per ulteriori 12 mesi. Al momento la misura scadrà il 31 dicembre 2024. La proroga è stata fatta con alcuni correttivi. Che l’hanno resa piuttosto stringente e penalizzante. Fino al 31 dicembre 2023 infatti la quota 103 aveva i seguenti vincoli:

  • importo massimo della prestazione fino a 5 volte il trattamento minimo INPS valido nell’anno di riferimento della domanda di pensione;
  • finestre di decorrenza di 3 mesi per il settore privato e di 6 mesi nel pubblico impiego.

La prestazione per l’anno 2023 veniva calcolata come le precedenti quote e come tutte le altre prestazioni ordinarie, cioè con il sistema misto. Quindi, con il retributivo fino al 1996 e con il contributivo per i periodi successivi. Per chi aveva maturato già 18 anni di versamenti contributivi al 31 dicembre 1995, retributivo fino al 2011 e contributivo per i periodi successivi. Nel 2024 le modifiche alla quota 103 hanno introdotto il calcolo completamente contributivo della pensione. Con le evidenti penalizzazioni di assegno che questo calcolo produce. Ma inoltre sono stati cambiati anche i vincoli prima citati che sono diventati:

  • importo massimo della prestazione fino a 4 volte il trattamento minimo INPS valido nell’anno di riferimento della domanda di pensione;
  • finestre di decorrenza di 7 mesi per il settore privato e di 9 mesi nel pubblico impiego.

La cristallizzazione del diritto, ecco come sfruttare ancora la pensione anticipata di quota 100 e quota 103

Fatta la cronistoria delle pensioni per quotisti, alla luce delle tante modifiche sopraggiunte, non si può non parlare della cristallizzazione del diritto. Che poi è quello che sembra interessare al nostro lettore del quesito odierno. Le misure per quotisti sono tra quelle il cui diritto alla prestazione si matura per sempre anche se non si lascia il lavoro e non si sfrutta il canale agevolato di pensionamento. Chi ha maturato i requisiti per la quota 100 entro il 31 dicembre 2021, può accedere alla pensione anche oggi con quella misura.

Naturalmente oggi si troverebbe a 65 anni di età dovendo aver completato i 62 anni entro la fine del 2021. Ma se entro quella data aveva maturato anche 38 anni di contributi, la pensione può essere sfruttata anche oggi. Anche se ha interrotto la carriera e non ha più versato contributi.

I calcoli vanno fatti per bene

Lo stesso vale per chi ha maturato entro la fine del 2022 entrambi i requisiti per la quota 102. Ed alla luce dei peggioramenti avuti da quota 103, chi ha completato 41 anni di contributi e 62 anni di età entro la fine dello scorso anno, evita il calcolo contributivo della prestazione e le altre penalizzazioni di importo introdotte nel 2024. La cristallizzazione del diritto può essere sfruttata anche da chi per esempio, non si era reso conto di avere una contribuzione utile ad una determinata misura durante il funzionamento della stessa.