Come andare in pensione nel 2022? Si è appena concluso il confronto fra governo e sindacati, ma di concreto nulla è saltato fuori, oltre a quota 102 che sostituirà quota 100 dal 1 gennaio del prossimo anno.

Di fatto si sa che anche Opzione Donna e Ape Sociale (allargata a più lavori usuranti) saranno rinnovati con il nuovo anno. Ma per il resto si sono fatte un sacco di ipotesi e idee la cui discussione partirà a dicembre per concludersi a marzo 2022.

In pensione a 64 anni nel 2022, ecco come

Il Parlamento, deputato ad approvare la manovra finanziaria, potrebbe però inserire una novità per il 2022.

O meglio, un ritocco a ciò che già esiste nella legge Fornero per andare in pensione a 64 anni con almeno 20 anni di contributi versati.

La legge già esiste e consente l’uscita anticipata ai soli lavoratori che hanno iniziato a lavorare dopo il 1996 e che quindi versano nel solo regime di calcolo contributivo. Per costoro la pensione scatterà al compimento di 64 anni di età a patto che raggiungano almeno un importo pari a 2,8 volte l’assegno sociale (1.280 euro).

L’ipotesi allo studio, già valutata dall’ex ministro al Lavoro Nunzia Catralfo del governo Conte II,  sarebbe quella di consentire l’uscita anche a chi ha versato contributi prima del 1996 diminuendo la restrizione dell’importo minimo fra 1,5 e 2 volte l’assegno sociale.

Il confronto con Opzione Donna

Il meccanismo sarebbe lo stesso adottato finora da Opzione Donna con richiesta da parte del lavoratore della migrazione dei contributi ante 1996 dal sistema retributivo a quello contributivo. La pensione sarebbe quindi liquidata esclusivamente con sistema di calcolo contributivo. Più penalizzante certamente, ma non di tanto.

Una penalizzazione che sarebbe inferiore a quella prevista per le lavoratrici che scelgono di andare in pensione con Opzione Donna. In primo luogo perché si uscirebbe a 64 anni di età e non a 58 (59 per le autonome) e quindi con più anni di contributi versati.

In secondo luogo perché a questa età sono meno i contributi da migrare rispetto a quelli previsti nel caso di Opzione Donna.

Ne deriverebbe una penalizzazione di poco inferiore rispetto alle previsioni di pensione previste per l’uscita con la vecchiaia a 67 anni di età. E comunque l’anticipo pensionistico sarebbe di soli 3 anni, quindi anche meno oneroso per i conti dello Stato.