Ed alla fine, come si prevedeva da tempo, l’Ape sociale è stata confermata dal governo anche per il 2024. L’Anticipo Pensionistico sociale che doveva cessare il 31 dicembre prossimo, si allunga di un altro anno. Ma ci sono delle novità per la misura, che rispetto a prima ha una età anagrafica più alta e un divieto di cumulo con determinati redditi. La Legge di Bilancio sta per essere ultimata e quindi qualcosa può ancora cambiare. Ma vediamo adesso cosa dovranno raggiungere i lavoratori nel 2024 per poter accedere a questa misura visto che alcune novità sembrano ormai certe di essere inserite nella misura.

“Salve, dal momento che sono un disoccupato che a marzo terminerà di percepire la Naspi, e dal momento che sempre a marzo compio 63 anni di età, volevo capire come potrò sfruttare l’Ape sociale l’anno venturo. So della proroga, ma non ho compreso bene che requisiti devo avere. C’è chi dice che serviranno 36 anni di contributi anche per i disoccupati come me, ed io ne ho 32, al netto degli ultimi mesi di Naspi che percepirà l’anno nuovo. Non è che per caso, per noi disoccupati il requisito contributivo resterà quello di adesso, che è pari a 30 anni? Perché solo in questo modo potrei andare in pensione. Porgendovi distinti saluti vi ringrazio in anticipo se potete darmi delle spiegazioni.”

In pensione a 63 anni e 5 mesi, si parte dal 2024, novità e regole del nuovo Anticipo pensionistico

Nata con la legge di Bilancio 2017, precisamente con la legge 232 del 2016, all’articolo 1 comma 166, l’Ape sociale ha proseguito quella che potremmo definire una sua sperimentazione, proroga dopo proroga. L’Ape sociale è l’indennità di accompagnamento alla pensione a favore dei lavoratori dipendenti, sia del settore privato che del settore pubblico, dei lavoratori autonomi assicurati presso le gestioni speciali di artigiani, commercianti e coltivatori diretti, e dei lavoratori iscritti presso la gestione separata dell’INPS.

In pratica, ad esclusione dei liberi professionisti, la misura è da sempre rivolta alla generalità dei lavoratori che rientrano in una delle 4 categorie di tutela previste. Infatti la misura è destinata da sempre a:

  • invalidi;
  • caregivers;
  • disoccupati;
  • lavori gravosi.

Gli invalidi devono essere riconosciuti tali in misura non inferiore al 74% da parte delle competenti commissioni mediche per invalidità civile delle ASL. Per i disoccupati, serve aver perso il posto di lavoro in maniera involontaria, a tal punto da aver percepito la Naspi per l’intera sua durata. I caregivers, ovvero soggetti che assistono un familiare stretto disabile, devono aver iniziato l’attività di assistenza e devono aver iniziato a convivere con il disabile da almeno 6 mesi. I lavori gravosi invece devono essere stati svolti dal diretto interessato da 6 degli ultimi 7 anni o da 7 degli ultimi 10 anni.

Ape sociale dal 2017, ecco cosa è cambiato negli anni

Dal 2017 ad oggi l’Ape non ha subito modifiche particolari, se si escludono le continue estensioni di platea degli aventi diritto per quanto riguarda nello specifico, i lavori gravosi. Inizialmente erano 11 le attività di lavoro gravoso previste dalla legge 232/2016 prima citata. Con la legge di Bilancio dell’anno successivo, furono aggiunte altre 4 categorie. Solo per il 2023 l’Ape sociale fu estesa ad una fetta più grande di lavoratori alle prese con mansioni molto logoranti. Ed è proprio sulla platea dei potenziali aventi diritto all’Ape sociale che c’è la prima grande novità. Che probabilmente verrà confermata dalla legge di Bilancio 2024 una volta approvata. Perché nel 2024 come lavoro gravoso potranno uscire dal lavoro solo i:

  • netturbini e gli addetti alla raccolta e allo smaltimento dei rifiuti;
  • maestre/i ed educatori di asilo nido e scuola dell’infanzia;
  • macchinisti dei treni e personale ferroviario viaggiante;
  • lavoratori edili;
  • gruisti;
  • camionisti;
  • addetti ai servizi di pulizia;
  • facchini;
  • agricoli;
  • marittimi;
  • pescatori;
  • siderurgici;
  • infermieri e ostetriche che lavorano a turni in sale operatorie e sale parto;
  • addetti all’assistenza di persone non autosufficienti;
  • conciatori di pelli o pellicce.

 

Le novità dell’Anticipo pensionistico 2024 in attesa di conferme dalla legge di Bilancio 2024

Per effetto del DDL Bilancio che dovrebbe essere approvato prima di fine anno (altrimenti il governo rischia l’esercizio provvisorio), l’Ape sociale dovrebbe essere confermata per il 2024 ma non più a partire dai 63 anni di età.

La variazione dell’età minima da cui partire infatti sembra la cosa più probabile che accadrà. infatti si dovrebbe partire dai 63 anni e 5 mesi. Per quanto riguarda la carriera contributiva, sembrava certa, come scritto nella bozza della legge di Bilancio di novembre, che per tutti sarebbero serviti 36 anni di contributi. La misura attuale distingue tra lavori gravosi e le altre tre categorie prima citate. Infatti per i lavori gravosi servono 36 anni di contributi versati (anche se per il 2023 ceramisti ed edili potevano sfruttare la misura con 32 anni di contributi). Per invalidi, caregivers e lavori gravosi invece bastano 30 anni di contribuzione previdenziale accreditata. Nelle discussioni di queste frenetiche ore dedicate al completamento dell’iter di approvazione della manovra, si pensa ad eliminare il previsto aumento a 36 anni di contributi per queste categorie. Ad oggi nulla è ancora certo, ma è probabile che i requisiti resteranno quelli validi fino al 31 dicembre prossimo anche per il 2024.

Divieto di cumulo con altri redditi per i pensionati con l’Ape sociale

Infine, una novità che pochi considerano ma che potrebbe essere importante, è l’inserimenti del divieto di cumulo con i redditi da lavoro. La prestazione ottenuta con l’Ape sociale non è cumulabile con redditi diversi da quelli da lavoro autonomo occasionale nel limite di 5.000 euro per anno solare. Infatti lo stesso vincolo che oggi è caricato per chi esce dal lavoro con quota 103, viene applicato dal 2024 anche all’Ape sociale.