Consumare carne costerà più caro dal prossimo anno. L’Unione Europea, a trazione “green” ha intenzione di imporre una tassa sulla carne nei Paesi Ue per combattere l’inquinamento e ridurre le emissioni di CO2 derivanti da allevamenti intensivi di bestiame. Un quarto delle emissioni a effetto serra rilasciate in Europa deriva infatti da allevamenti e comparto agricolo.

Come ha spiegato il commissario Ue Ursula von der Leyen, “è necessario che i Paesi Ue adottino ogni misura necessaria e possibile per contenere gli effetti del surriscaldamento globale”.

Agendo, in particolar modo, sulle abitudini dei consumatori europei nell’ambito del “Green Deal” lanciato da Bruxelles nel 2019 e condiviso da molti Paesi Ue e che dovrebbe portare l’Europa ad abbattere le emissioni di anidride carbonica e raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.

Imposta sulla carne del 25%

Così, dopo la “plastic tax” e la “sugar tax” di matrice europea, presto anche la “meat tax” potrebbe fare presto il suo debutto anche in Italia. Un’ipotesi che parte da lontano, dal 2017 sulla scorta di alcuni report scientifici e ambientali che denunciavano e mettevano in allarme la popolazione dall’eccessivo consumo di carne. Secondo uno studio condotto da ricercatori olandesi (True Animal Protein Price Coalition), gli europei consumano almeno il 50% di carne in più rispetto ai limiti raccomandati. Non solo ai fini ambientali, ma anche a salvaguardia della salute dei consumatori europei per l’insorgenza di malattie legate al consumo di carne derivante da allevamenti intensivi e di importazione. L’Europarlamento sta quindi lavorano seriamente a una direttiva per l’imposizione di una tassa sulla carne in media del 25% con rincari che si tradurrebbero in 47 centesimi di euro in più per ogni 100 grammi di bovino, di 36 centesimi per 100 grammi di maiale e di 17 centesimi per 100 grammi di pollo (o altri volatili).

Tassa sulla carne a partire dal 2021

La nuova aliquota dovrebbe essere applicata gradualmente, a partire dal 2021, così da raggiungere entro il 2030 un gettito di 32 miliardi di euro l’anno.

Una montagna di soldi, che dovrebbe servire a garantire la piena copertura dei costi ambientali imputati alle aziende zootecniche, per via delle emissioni di CO2, dei nitrati e della perdita di biodiversità. La nuova imposta avrebbe l’effetto di ridurre gradualmente i consumi di carne portando nel giro di 10 anni a un crollo del 67% di consumo di carne bovina, del 57% di carne di maiale e del 30% di carne di volatili. Il gettito derivante dalla nuova tassa, viceversa, servirà a finanziare la trasformazione progressiva degli allevamenti in siti di produzione vegetale e a ridurre l’Iva sul consumo di frutta e verdura, così da incoraggiare i consumatori europei ad avere un’alimentazione più orientata al vegetale.

Tutta una questione di soldi

Benché la Ue abbia a cura la salute dei propri cittadini è bene fare anche il punto della situazione analizzandola sotto il profilo dei costi e delle spese. Secondo uno studio del 2018 dell’Università di Oxford, le malattie legate al consumo di carni rosse costano alla sanità pubblica a livello mondiale 285 miliardi di dollari l’anno. Con una imposta del 20% sulle carni, sempre a livello mondiale, si determinerebbe un gettito annuo di 170 miliardi di dollari l’anno, facendo risparmiare altresì 41 miliardi di dollari in cure mediche. Pertanto, i costi e i benefici derivanti da un minore consumo di carne produrrebbero notevoli risparmi su vasta scala, tenuto conto che l’Europa è fra i maggiori consumatori, insieme agli Stati Uniti, di carni al mondo.