In seguito al passaggio dal reddito di cittadinanza al reddito di inclusione si prende di più o di meno? Come canta Max Pezzali: “Incastrati a metà, più o meno a metà. Non sapendo quanto durerà. Incastrati a metà, più o meno a metà. Con il dubbio di non farcela, non farcela”.

Parole che molti ex percettori del reddito di cittadinanza potrebbero dedicare al sussidio in questione e al reddito di inclusione. Quest’ultimo, a partire da gennaio 2024, ha preso definitivamente il posto della misura targata Movimento 5 Stelle.

Un cambiamento indubbiamente importante, con i soggetti interessati che si chiedono se hanno diritto ad un importo più alto o più basso.

Importo dal reddito di cittadinanza al reddito di inclusione: si prende di più o di meno?

A fornire una risposta tale quesito ci ha pensato la Premier Giorgia Meloni nel corso del question time alla Camera lo scorso 24 gennaio. Per l’occasione ha reso noto i primi dati sulla misura. Entrando nei dettagli ha fatto sapere che, su una platea di potenziali beneficiari pari 737 mila nuclei familiari, circa 600 mila avrebbero presentato richiesta per l’assegno di inclusione. Soffermandosi sugli importi dei pagamenti di gennaio, inoltre, ha affermato:

“L’importo medio stimato per l’ADI è di 635 euro al mese, cioè una cifra superiore all’importo medio che veniva erogato con il reddito di cittadinanza. E anche qui dimostriamo una cosa che abbiamo sempre sostenuto e cioè che dividendo le platee ne avrebbero beneficiato soprattutto coloro che versavano in condizioni peggiori”.

L’importo medio dell’assegno di inclusione che viene riconosciuto con la prima mensilità, quindi, è più alto rispetto a quello del reddito di cittadinanza. L’importo medio di tale misura, registrata nel 2023, infatti, è stati pari a massimo 563,58 euro.

Chi ha diritto all’assegno di inclusione e al Supporto per la Formazione e il Lavoro

Ma chi può beneficiare dell’assegno di inclusione? Ebbene, tale misura è riconosciuta ai nuclei famigliari che presentano al loro interno un minore, una persona disabile o con un’età superiore a 60 anni. Il tutto a patto di presentare un Isee pari a massimo 9.360 euro e reddito familiare inferiore a 6 mila euro all’anno.

Tale limite viene moltiplicato per il parametro di scala di equivalenza e pertanto può risultare più elevato.

Oltre all’assegno di inclusione, il governo ha deciso di mettere in campo un’altra misura, ovvero il Supporto per la Formazione e il Lavoro. Quest’ultimo può essere richiesto a partire dallo scorso 1° settembre 2023 da parte dei singoli membri dei nuclei familiari, aventi un’età compresa tra i 18 e i 59 anni, a patto di avere un Isee familiare inferiore a 6 mila euro all’anno e non possiedano i requisiti per beneficiare dell’Assegno di inclusione.

Grazie al Supporto per la formazione e il lavoro sono state assunte circa 11 mila persone e ben 27 mila hanno ottenuto i 350 euro al mese previsti come rimborso spese per chi partecipa ad un’iniziativa di politica attiva. Complessivamente, comunque, la somma dei potenziali beneficiari di questi due nuovi sussidi risulta essere di molto inferiore alla platea di coloro che hanno beneficiato del reddito di cittadinanza.