Sulle pensioni basse, che comunemente vengono chiamate minime, l’INPS non lesina aiuti. In pratica, permette di rendere questi assegni, troppo bassi, più dignitosi. E questo grazie ad alcuni accorgimenti che dovrebbero mettere in atto i diretti interessati. I pensionati, infatti, devono produrre delle richieste particolari per far diventare più alte le misure pensionistiche di cui godono. Esistono voci aggiuntive dal punto di vista degli importi di una pensione, che possono tornare utili per quanti hanno assegni troppo bassi. Uno dei principali argomenti di discussione per il sistema previdenziale italiano è proprio questo.

Trattamenti previdenziali troppo bassi per essere considerati dignitosi e sufficienti per una vita tranquilla. Ripetiamo, però, che sono cifre aggiuntive che il diretto interessato deve provvedere a richiedere perché l’INPS non le eroga automaticamente.

“Gentile redazione e gentili esperti di Investire Oggi, mi chiamo Sofia e sono una pensionata single che percepisce una pensione inferiore a 500 euro al mese. Purtroppo come noterete, quello che prendo è troppo basso per consentirmi di vivere in maniera tranquilla a tal punto che mi chiedevo se si poteva fare qualcosa per prendere cifre più alte. Come posso fare per incrementare l’importo della mia prestazione pensionistica, magari sfruttando bonus e incentivi?”

La pensione minima e la soglia della povertà

Per pensione minima si intende una pensione che è al di sotto della soglia di povertà. Anche su questo argomento e cioè sulla soglia di povertà le discussioni sono sempre accese. Infatti con il famoso “decretone”, ovvero il decreto numero 4 del 2019, che ha introdotto quota 100 e il reddito di cittadinanza, la soglia della povertà diventò nota a tutti. Secondo i dati Istat tale soglia è pari a 780 euro al mese e tra l’altro se ne fece l’importo massimo erogabile di reddito di cittadinanza per un single con casa in affitto. Molte pensioni degli italiani, come anche quella della nostra lettrice, sono nettamente inferiori a questa soglia, e spesso addirittura inferiori a 500 euro al mese.

Su trattamenti di questo genere però si possono richiedere degli elementi aggiuntivi che si chiamano, come dicevamo, maggiorazione sociale e integrazione al trattamento minimo.

Le somme aggiuntive sula pensione e cosa significano

Sia l’integrazione al trattamento minimo sia la maggiorazione sociale sono emolumenti aggiuntivi su una prestazione pensionistica di basso importo che spettano a determinate condizioni che i richiedenti devono rispettare. L’INPS non applica queste maggiorazioni e queste integrazioni automaticamente su un assegno pensionistico ma chiede ai diretti interessati di produrre le istanze. Domande che vanno prodotte all’INPS usando la ricostituzione della pensione per motivi reddituali. Per poter godere di queste somme aggiuntive sulla pensione però, il pensionato deve avere oltre alla pensione bassa che percepisce, anche dei redditi entro una determinata soglia. Sia l’importo delle maggiorazioni che l’importo di queste soglie da non superare sono suscettibili di variazioni ogni anno, con gli adeguamenti che l’Inps applica in base ai dati sull’aumento del costo della vita.

Maggiorazioni da confermare anno per anno

Inoltre va sottolineato che il titolare del trattamento che gode di queste maggiorazioni e di queste integrazioni al trattamento minimo, deve confermarle ogni anno. Infatti dopo averle richieste la prima volta, e dopo aver ottenuto queste maggiorazioni, questo pensionato dovrà ogni anno confermare di averne diritto. La continuità di fruizione infatti è assoggettata al vicolo del modello Red. Si tratta della comunicazione reddituale obbligatoria che tutti i pensionati non tenuti alla presentazione della dichiarazione dei redditi devono presentare all’INPS. In assenza di queste comunicazioni periodiche infatti, l’Inps potrà revocare le maggiorazione e perfino chiederne la restituzione.

Quali sono i requisiti per la maggiorazione sociale

L’importo della maggiorazione sociale 2022 è pari a 25,83 euro al mese per pensionati di età compresa tra 60 e 64 anni.

Per pensionati sopra 64 e fino a 69 anni la maggiorazione mensile della pensione è pari a 82,64 euro. Infine per pensionati con età più elevata e senza quattordicesima, la maggiorazione è pari a 136,44 euro. La maggiorazione spetta a pensionati che non hanno altri redditi e che hanno una pensione di importo inferiore a 524,35 euro al mese.