Calano gli importi delle pensioni nel 2023, così come il numero delle prestazioni liquidate. E’ l’effetto restrizioni delle uscite anticipate, iniziato con la fine di Quota 100 e proseguito con Quota 103. Ma anche con la forte limitazione inflitta a Opzione Donna che ha fatto crollare le domande del 90%. Lo si evince dai dati Inps sul monitoraggio dei flussi di pensionamento registrati nel 2023.

Dati alla mano, sono 764.907 le pensioni decorrenti nel 2023 con un calo dell’11,07% rispetto alle 865.948 decorrenti nel 2022. Più nel dettaglio, le pensioni di vecchiaia sono state 296.153, in calo del 2,38%, mentre quelle anticipate nell’anno del passaggio da Quota 102 a 103 sono state 218.584 con un calo del 16,09%.

In diminuzione anche le pensioni ai superstiti (203.708 con un -17,98%) e per le invalidità diminuite del 13,55% a 46.462 unità.

Importo pensione e Quota 103

L’importo medio mensile nell’anno delle pensioni nel complesso è stato di 1.140 euro in lieve rialzo dai 1.135 del 2022. Tuttavia è sceso il valore dell’assegno delle pensioni anticipate che ha visto un arretramento medio del 7% rispetto al 2022. Questo è dovuto essenzialmente al limite che il legislatore ha posto ai trattamenti liquidati con Quota 103 che non possono superare 5 volte l’importo del trattamento minimo.

Livello di pensione che è cambiato per Quota 103 e che si è abbassato dal 2024 a 4 volte tale soglia per effetto delle modifiche introdotte dalla legge di bilancio. Andare in pensione a 62 anni con 41 di contributi, sempre da quest’anno, implica anche il ricalcolo contributivo della pensione il che farà scendere ulteriormente l’importo mensile dell’assegno.

Ma a influire in senso negativo sulla misura delle pensioni anticipate è anche e soprattutto Opzione Donna. Le lavoratrici dipendenti e autonome che scelgono questa strada per ritirarsi dal lavoro prima del tempo hanno subito un taglio dell’assegno conseguente al ricalcolo contributivo dello stesso, come previsto dalla normativa. L’importo medio è così risultato inferiore ai 1.000 euro mensili.

Aumenta il gender gap

Analizzando i dati elaborati dall’Inps non può non balzare all’attenzione l’allargamento del divario fra pensioni degli uomini e quelle delle donne (gender gap).

La differenza, sempre per effetto della revisione delle uscite anticipate, si è tradotta nel 2023 in un -30,45% di soldi in meno per le lavoratrici rispetto ai colleghi maschi. Nel complesso l’importo medio liquidato è stato di 950 euro al mese contro i 1.366 euro rispettivamente.

Gli uomini, quindi, possono contare su circa 400 euro al mese in più rispetto alle donne. Per le pensioni anticipate, basate su più anni di contributi, le nuove pensioni 2023 valgono in media 1.758 euro al mese per le donne e 2.111 per gli uomini. Mentre riguardo ai trattamenti di vecchiaia, le donne prendono in media 758 euro e gli uomini 1.071 euro.

La differenza di importo, tuttavia, non è imputabile solo al fatto che le donne hanno un montante contributivo più basso o sono andate in pensione prima, sfruttando per anni il canale offerto da Opzione Donna con tutte le sue penalizzazioni connesse. Ma anche dal fatto che le donne beneficiano, a differenza degli uomini, della maggior parte delle pensioni ai superstiti che notoriamente sono ridotte di almeno il 40%.

Nel complesso, quindi, non è che le donne prendono meno perché risultano penalizzate rispetto agli uomini. Ma semplicemente perché il sistema di calcolo dei trattamenti pensionistici è diverso. Opzione Donna, naturalmente, ha contribuito molto ad abbassare il livello delle pensioni riservate al genere femminile.

Riassumendo…

  • Diminuiscono gli importi delle pensioni anticipate nel 2023 e aumenta il gender gap.
  • Quota 103 prevede una limitazione di importo della pensione.
  • Le pensioni anticipate con Opzione Donna sono basse perché liquidate con il sistema di calcolo contributivo.
  • Aumenta il divario di genere fra pensioni maschili e femminili.