Attenzione perché il tempo per la riforma stringe. E ci si chiede, inoltre, se nel 2023 si andrà in pensione in due tempi. Ovverosia, con il cosiddetto anticipo pensionistico contributivo. Che prevede il pagamento di una quota della pensione, calcolata proprio con il sistema contributivo, prima dei 67 anni.

E poi la quota retributiva riconosciuta solo con la maturazione dei requisiti INPS per l’accesso alla pensione di vecchiaia. Ma come detto il tempo per la riforma delle pensioni stringe. Perché è vero che la riforma può essere inserita a fine anno nella prossima legge di Stabilità.

Ma in realtà serve un confronto con le parti sociali che al momento è interrotto.

Il tempo per la riforma stringe: nel 2023 si andrà in pensione in due tempi?

Il tempo per la riforma stringe, infatti, perché a partire dall’inizio della guerra in Ucraina il Governo italiano non ha più convocato i Sindacati di Cgil, Cisl e Uil. Perché le priorità sono cambiate per l’Esecutivo Draghi che proprio ieri ha varato il nuovo decreto Aiuti.

Con il tempo per la riforma delle pensioni che stringe, tra l’altro, quella dell’Ape contributivo è una delle tante proposte e ipotesi sul tavolo tematico relativo alla flessibilità in uscita. Nel ricordare che l’idea di poter andare in pensione in due tempi è dell’attuale presidente dell’INPS Pasquale Tridico.

Quali sono gli scenari pensionistici a partire dal prossimo anno per i lavoratori?

Inoltre, più il tempo per la riforma stringe più aumentano le incertezze a carico dei lavoratori. Ed in particolare da parte di chi vorrebbe attendere almeno il prossimo anno per ritirarsi dal lavoro. E questo perché, senza proroghe, ad oggi misure di pensionamento anticipato come la Quota 102 e l’Ape Sociale rischiano di sparire. E lo stesso dicasi, sempre al momento, pure per Opzione Donna 2022.