Il reddito di cittadinanza è stato abolito, ma questo non vuol dire che sia esente da controlli. Come canta Samuele Bersani: “Che vita. Ah, puoi dirlo, sento sempre il peso di un controllo appeso al collo. Che vita, si direbbe fuori dal contesto, su nell’universo, nello spazio”. 

Prima o poi può capitare a tutti di sentirsi perennemente sotto controllo. E in effetti sono tante le azioni che finiscono sotto la lente di ingrandimento di qualcun altro. Basti pensare ai datori di lavoro che controllano i loro dipendenti e all’Agenzia delle Entrate che verifica i movimenti dei cittadini.

Lo sanno i tanti, ormai ex, percettori del reddito di cittadinanza che continuano a finire nel mirino del Fisco. Questo avviene perché i controlli anti furbetti sono retroattivi. Ecco cosa sta succedendo.

Addio sussidio targato Movimento 5 Stelle. Al suo posto l’assegno di Inclusione e il Supporto per la Formazione e il Lavoro

Dicembre 2023 ha segnato l’addio definitivo al reddito di cittadinanza. Il sussidio targato Movimento 5 Stelle, infatti, è stato abolito dal governo guidato da Giorgia Meloni. Al suo posto ha debuttato, da gennaio 2024, l’assegno di inclusione. Quest’ultimo è riconosciuto ai nuclei famigliari con al loro interno un minore, una persona disabile o avente un’età pari o superiore a 60 anni.

Ne hanno diritto anche i soggetti in condizione di svantaggio che siano stati presi in carico dai servizi socio sanitari territoriali. Il tutto purché si presenti un Isee inferiore a 9.360 euro e reddito familiare pari a massimo a 6 mila euro annui. Questo limite si moltiplica per il parametro di scala di equivalenza e di conseguenza può risultare più alto.

Oltre all’assegno di inclusione, l’esecutivo mette in campo un altro sussidio, ovvero il Supporto per la Formazione e il Lavoro. Disponibile a partire dallo scorso 1° settembre 2023, tale misura permette di ottenere 350 euro al mese per massimo un anno.

Ne possono fare richiesta i singoli membri dei nuclei familiari, con un’età compresa tra i 18 anni e i 59 anni, purché presentino un Isee familiare pari a massimo 6 mila euro annui e non possiedano i requisiti per accedere all’Assegno di inclusione.

Il reddito di cittadinanza non c’è più ma i controlli anti furbetti sono retroattivi

L’abolizione del reddito di cittadinanza non vuol di certo dire che i furbetti possano dormire sonni tranquilli. Nonostante l’addio, infatti, i controlli continuano. Questo al fine di scovare coloro che hanno percepito il sussidio in questione pur non avendone diritto. Tra questi si annoverano ex percettori che hanno lavorato in nero per non perdere il beneficio.

Sempre per lo stesso motivo, inoltre, molti non hanno comunicato eventuali variazioni del patrimonio immobiliare e mobiliare. Il Governo, pertanto, ha deciso di dare il via a dei controlli per accertare il fatto che chi abbia ricevuto il reddito di cittadinanza ne avesse davvero diritto. In caso di riscontro negativo, i soggetti interessati dovranno restituire quanto indebitamente percepito. Ma non solo, rischiano anche la reclusione. Come sottolineato all’articolo 7 del decreto legge numero 4 del 28 gennaio 2019, infatti:

“Chiunque, al fine di ottenere indebitamente il beneficio di cui all’articolo 3, rende o utilizza dichiarazioni o documenti falsi o attestanti cose non vere, ovvero omette informazioni dovute, è punito con la reclusione da due a sei anni. L’omessa comunicazione delle variazioni del reddito o del patrimonio, anche se provenienti da attività irregolari, nonché di altre informazioni dovute e rilevanti ai fini della revoca o della riduzione del beneficio entro i termini di cui all’articolo 3, commi 8, ultimo periodo, 9 e 11, è punita con la reclusione da uno a tre anni”.