Non c’è proprio pace per i percettori del reddito di cittadinanza. Dopo che la Meloni ha apertamente dichiarato di voler smuovere i divani,  scoppia ora un nuovo caso. Infatti, in alcuni comuni pugliesi, i percettori del reddito di cittadinanza sono stati proposti alla scuole, attraverso i c.d. Progetti utili alla collettività, PUC. La proposta delle citate amministrazioni comunali è quella di prendere i percettori di Rdc come collaboratori scolastici.

Ciò avverrebbe in barba a chi sta aspettando la chiamata nelle scuole in forza dell’inserimento nelle apposite graduatorie. Addirittura, c’è gente che è stata chiamata come collaboratore scolastico anche dopo venti anni di attesa.

Dunque, vedersi scavalcare da chi non ha alcuna anzianità ha portato ad alcune reazioni piuttosto pesanti.

Ma, cosa sono i PUC ed entro quali limiti possono esplicare i propri effetti. Le attività poste in essere con i PUC possono sostituire attività ordinarie svolte dall’ente presso il quale il percettore del reddito di cittadinanza è chiamato ad operare?

I progetti utili alla collettività svolti da chi prende il reddito di cittadinanza

Come riportato sul sito del Ministero del Lavoro, nell’ambito dei Patti per il lavoro e/o per l’inclusione sociale, i beneficiari Rdc sono tenuti a svolgere Progetti Utili alla collettività (PUC) nel comune di residenza per almeno 8 ore settimanali, aumentabili fino a 16.

Le attività connesse ai PUC sono definite:

  • in coerenza con le competenze professionali del beneficiario del Rdc, con quelle acquisite anche in altri contesti ed in base agli interessi e alle propensioni emerse nel corso dei colloqui sostenuti presso il Centro per l’impiego o presso il Servizio sociale del Comune;
  • tenendo conto dei  bisogni e dalle esigenze della comunità locale.

Attenzione, le attività svolte dai percettori del Rdc nell’ambito dei PUC, devono intendersi come “complementari, a supporto e integrazione rispetto alle attività ordinariamente svolte dai Comuni e dagli Enti pubblici coinvolti”.

 Inoltre, il progetto deve riguardare sia una nuova attività sia il potenziamento di un’attività esistente, ma in nessun caso le attività in esso svolte potranno essere sostitutive di quelle ordinarie né saranno in alcun modo assimilabili ad attività di lavoro subordinato o parasubordinato o autonomo.

In ogni caso, i beneficiari sono tenuti a partecipare ai progetti attuati nel loro comune di residenza.

Il caso scoppiato in Puglia. Percettori di RDC proposti come collaboratori scolastici

Come detto in premessa, in alcuni comuni pugliesi, i percettori del reddito di cittadinanza sono stati proposti alla scuole, attraverso i c.d. Progetti utili alla collettività, PUC. La proposta delle amministrazioni comunali è quella di prendere i percettori di Rdc come collaboratori scolastici.

Da qui, è scoppiato il caos.

Infatti, secondo il segretario regionale di Snals/Confsal Puglia, Vito Masciale:

reclutare il personale mancante, nel caso specifico i collaboratori scolastici, con sistemi e metodi diversi dall’assunzione dalle graduatorie esistenti è inconcepibile. Sono mesi che denunciamo, insieme agli altri sindacati, la grave insufficienza di personale ATA nelle scuole pugliesi, ma questa non è una soluzione accettabile.

Inoltre, passaggio più importante, le persone coinvolte nelle attività dei PUC (vedi decreto 22 ottobre 2019):

  • non possono ricoprire ruoli o posizioni dell’organizzazione del soggetto proponente il progetto e
  • non possono sostituire lavoratori assenti a causa di malattia, congedi parentali, ferie ed altro,
  • così pure essere utilizzati per sopperire a temporanee esigenze di organico in determinati periodi di particolare intensità di lavoro.

Dunque, la proposta fatta dalle suddette amministrazioni comunali sembrerebbe contraria alle regole di attuazione dei PUC fissate dal Ministero del Lavoro.