“Sono giovane è ovvio che non avrò mai una pensione quando sarò vecchio”: navigando su Instagram ci si imbatte in reel di questo contenuto che esprimono tutta la delusione e rassegnazione dei giovani di oggi verso la pensione futura, anche a seguito delle ultime novità sulla riforma pensioni. A destare preoccupazione è soprattutto il passaggio al sistema di calcolo contributivo: c’è davvero da temere per le pensioni future dei giovani di oggi?

Pensioni anticipate Quota 103 e pensioni di vecchiaia 2024

L’ultima Legge di Bilancio ha prorogato per il 2024 la Quota 103, un traguardo difficile da centrare perché richiede 62 anni di età a fronte di almeno 41 anni di contributi versati.

Restano immutati i parametri per la pensione di vecchiaia che richiede un’età minima di 67 anni e almeno 21 anni di contributi.

La riforma però ha toccato gli importi: le pensioni massime ora saranno poco più di  2.270 euro, che sono quattro volte l’assegno minimo erogato come pensione minima. In passato, il limite era fissato a oltre 2.800 euro, che corrispondevano a cinque volte l’assegno minimo.

Ma a far parlare è soprattutto una modifica significativa che coinvolge l’intero sistema pensionistico. Stiamo parlando del passaggio da un modello misto contributivo-retributivo a uno totalmente contributivo. Un passaggio che dovrebbe completarsi dal prossimo anno.

Pensioni future: pro e contro del passaggio al contributivo

Riportiamo su questo argomento due messaggi diversi, che rispecchiano il tono di quelli che giornalmente riceviamo nelle due “fazioni” opposte di chi difende il contributivo e chi lo teme.

“Ho 36 anni, troppo giovane per pensare alla pensione lo so ma il timore di non averne una in futuro mi inizia ad assillare come un tarlo. Sto versando dei risparmi per costruirmi una pensione complementare ma so che non basteranno e inizio a pensare che forse l’unica possibilità è andarmene all’estero. Perché questo accanimento contro i giovani mi chiedo?”

“Salve redazione di InvestireOggi, ho 28 anni e sto lavorando sodo per costruire una mia azienda nel settore trading. Sull’argomento calcolo pensioni sono molto drastico: secondo me il passaggio al contributivo non solo è corretto ma dovrebbe avere effetto retroattivo. Perché devo versare i miei contributi per pagare alle generazioni precedenti contributi che non hanno versato?”.

Il principale vantaggio del sistema contributivo, che è anche il motivo per il quale è stata presa questa decisione, è che costa meno allo Stato.

Il modello retributivo, infatti, calcola la pensione basandosi sull’ultimo stipendio percepito. Il problema del sistema retributivo dunque sta nel fatto che il livello di pensione è stato alzato ai massimi livelli negli ultimi anni. I contributi versati però risultavano insufficienti ed è per questo che si è generato un buco pesante nelle casse Inps. Anche perché ci sono categorie, vedi gli apprendisti, che non versano contributi.

L’abbassamento dei servizi offerti si può leggere in questa ottica una conseguenza del fatto che  lo Stato deve sborsare denaro per poter pagare le pensioni retributive per intero.

Altra misura parallela per evitare dispendi potrebbe essere quella di vietare il lavoro in pensione tout court, indipendentemente dal canale di uscita.

Riassumendo…

  1. La Legge di Stabilità ha previsto il passaggio graduale dal retributivo al contributivo per tutti;
  2. Questa misura serve a tamponare i costi che l’Inps sostiene per il pagamento delle pensioni retributive o miste;
  3. Non è escluso in futuro il divieto assoluto di lavoro in pensione.