Mandano in pensione gli insegnanti a 67 anni. Docenti di quell’età non hanno più le energie per tenersi al passo con i giovani e non capiscono le loro necessità. Rimangono ancorati a un tipo di insegnamento ormai superato“, afferma Sveva Casati Modignani. Proprio l’età a cui accedere al trattamento pensionistico, in effetti, è da sempre oggetto di polemiche.

In particolare sono tante le critiche alla Legge Fornero che permette di andare in pensione al raggiungimento dei 67 anni di età e 20 anni contributi.

Un modello che il Governo guidato da Giorgia Meloni intendi riformare, ma che sarà valido anche nel corso del 2023. Ecco cosa c’è da aspettarsi.

La Fornero nel 2023 resta ed è più dura che mai: la riforma è per pochi

Lo scorso 25 settembre gli italiani hanno avuto modo di eleggere i propri rappresentanti politici. La scelta è così ricaduta sul partito guidato da Giorgia Meloni che ora ha l’importante compito di favorire il rilancio economico del nostro Paese. Diverse le misure al centro dell’attenzione, tra cui la riforma delle pensioni che ancora non è stata messa in atto. Dato il poco tempo a disposizione, infatti, l’attuale esecutivo non ha potuto apportare delle importanti modifiche al sistema previdenziale italiano.

La presa di posizione della Cigl

L’abolizione della Legge Fornero, quindi, è stata per l’ennesima volta rimandata. Proprio su questo punto giungono le critiche del segretario della Cgil, Maurizio Landini, che ha affermato:

“Siamo partiti da quota 100 per arrivare a 103, in sostanza siamo tornati alla Legge Fornero, anzi l’hanno peggiorata con Opzione donna e ora si danno contributi per non andare in pensione”.

Il sindacato sull’adeguamento delle pensioni al caro vita

La Cgil non sembra gradire nemmeno le decisioni del Governo per quanto riguarda l’adeguamento degli importi all’aumento generale dei prezzi. A tal proposito, infatti, il sindacato sottolinea come sulla rivalutazione delle pensioni:

“il taglio continua a essere pesante: 3,5 miliardi in meno nel solo 2023, 17 miliardi in meno nel triennio. La rimodulazione della percentuale di rivalutazione, che alza dall’80% all’85% le pensioni tra 4 e 5 volte il trattamento minimo, è insignificante: 8 euro lorde al mese in più di media”.

Secondo i sindacati, quindi, nel 2023 si assisterà al ritorno di una versione peggiorata della Legge Fornero, mentre gli adeguamenti delle pensioni non sono ritenuti adeguati al caro vita.

A prescindere dalle critiche, si dovrà attendere il nuovo anno affinché il Governo possa mettersi al tavolo e studiare le misure da mettere in campo per riformare il sistema pensionistico italiano. Soltanto grazie a una vera e propria riforma, infatti, si potranno mettere le basi per garantire alle generazioni future di avere un assegno dignitoso e soprattutto a un’età idonea.