Il rendimento dei fondi pensione nel 2022 è andato a picco mediamente del 10%. Un risultato sorprendente e inatteso conseguente al balzo violento dell’inflazione. Per contro il Tfr si è rivalutato del 8,3% tornando più appetibile per i lavoratori.

Il crollo dei rendimenti ha messo a nudo tutte le debolezze e i rischi della previdenza complementare attraverso strumenti finanziari che promettevano ritorni superiori a quelli del Tfr. Come dimostrato dai fatti, non è andata così. Eppure le adesioni ai fondi continuano a salire.

I rendimenti dei fondi pensione crollano, ma le adesioni crescono

Al 31 dicembre 2022 – secondo i dati Covip – le posizioni in essere presso le forme pensionistiche complementari erano 10,3 milioni, in crescita di 564.000 unità (+5,8%) rispetto alla fine del 2021.

I fondi pensione, quindi, continuano a raccogliere adesioni nonostante i rendimenti negativi. Cosa succede?

Secondo gli esperti, si tratta essenzialmente di un ritardo nella percezione dei risultati. La maggior parte dei lavoratori non si rende conto di quello che è accaduto e, soprattutto, non sa bene come vengono investiti i propri soldi. Il Tfr è destinato ai fondi negoziali automaticamente col silenzio assenso da molti anni e il lavoratore non si cura dell’andamento dei mercati.

Così succede che prima che il lavoratore si renda conto di quanto accaduto passi del tempo. Pertanto i dati sulla raccolta e il numero degli iscritti ai fondi pensione nel 2022 fa poco testo. Più veritieri saranno i dati di quest’anno che recepiscono la presa di coscienza dei lavoratori che hanno aderito ai fondi pensione.

Il silenzio assenso

Ma c’è anche un altro fattore che determina e distorce i risultati. Il silenzio assenso. Con l’introduzione di questo istituto lo scorso anno anche per i dipendenti pubblici, l’adesione ai fondi pensione per i nuovi assunti avviene quasi in automatico entro sei mesi dalla firma del contratto di lavoro. Cosa significa questo?

In pratica il lavoratore se non comunica nulla al datore di lavoro si vedrà destinare la quota di Tfr spettante automaticamente nel fondo pensione negoziale dell’azienda.

Una pratica che la dice tutta sul fatto che la libertà di scelta spetta al lavoratore che in molti casi non è adeguatamente informato su questa possibilità.

Questo accade soprattutto fra i giovani, meno informati e attenti. Ma talvolta è anche il datore di lavoro che non si presta più di tanto a illustrate l’alternativa ai fondi pensione e cioè il mantenimento del Tfr in azienda. Il resto lo fala propaganda che ci mette in testa che per avere una pensione integrativa futura bisogna per forza sottoscrivere i fondi pensione. Niente di più falso.

Ne deriva che il numero di aderenti ai fondi pensione è cresciuto nel 2022 grazie al silenzio assenso e alla scarsa informazione sui rischi connessi a questo tipo di investimento. Oltre che al fatto che non si disporrà più liberamente dei propri soldi fino alla pensione.