Con l’inflazione in rialzo i fondi pensione hanno perso la scommessa contro il Tfr. Eppure la campagna mediatica messa su dai gestori con la compiacenza dei governi è tale da indurre i lavoratori a destinare ancora soldi alla previdenza complementare gestita dalle banche.

Nel 2022 le perdite patrimoniali dei fondi pensione sono state pari a 10,9 miliardi di euro, il 5,1% del patrimonio. Numeri che si sono tradotti in un crollo dei rendimenti mai visto prima: il 10% di media con punte che sfiorano il 13% per alcune linee di investimento.

Eppure, secondo la stampa, tutto va bene.

Fondi pensione alle corde, ma aumentano gli iscritti

Nonostante la performance negativa dei fondi pensione nel 2022, gli iscritti sono in aumento. In un anno sono cresciuti di 564 mila unità (+10,1%), secondo i dati Covip, per un totale di 3,8 milioni di iscritti. Come mai?

Per gli esperti, si tratta di un ritardo nella percezione dei risultati da parte dei lavoratori. La maggior parte di essi non si rende conto di quello che è successo e di quanto hanno perso. Secondo alcune stime, in un anno sono andati in fumo quasi 10 anni di guadagni e a risentirne sarà il rendimento futuro della pensione integrativa.

Poi c’è il silenzio assenso, esteso ora anche ai dipendenti della pubblica amministrazione. Istituto che si è rivelato un’arma vincente per i gestori dei fondi che con questo stratagemma sono riusciti ad accalappiare tanti lavoratori poco attenti alla destinazione del Tfr. I numeri, di conseguenza, sono cresciuti anche grazie alla spinta dei sindacati.

Sempre meno giovani aderiscono

Ma all’interno di questa casistica, possiamo notare come fra i nuovi sottoscrittori di fondi pensione vi siano sempre meno giovani. Secondo quanto rilevato da Assofondipensione, le adesioni dei giovani under 34 è minima, mentre cresce il numero degli iscritti under 54. Cosa significa questo?

Secondo i media c’è scarsa consapevolezza dei giovani verso la previdenza complementare e quindi servirebbe una campagna informativa più incisiva e incentivante dal punto di vista fiscale.

Mentre gli over 54, al contrario, sarebbero meglio informati di quanto importante sia la pensione integrativa negli anni a venire.

Secondo gli esperti, invece, il motivo sarebbe un altro: i giovani non sono incosapevoli, tutt’altro. Proprio perché il futuro pensionistico appare sempre più lontano e incerto preferiscono tenersi stretto il Tfr piuttosto che vincolarlo sine die ai fondi pensione di categoria. I giovani lavoratori, inoltre, non hanno lo stesso timore che nutrono, invece, gli over 54 il cui traguardo verso la pensione pubblica è percepito con timore e preoccupazione.

Il Tfr, inoltre, si è rivelato vincente dal punto di vista dei rendimenti rispetto ai fondi pensione. Inoltre rappresenta sicuramente un tesoretto, un salvagente su cui poter fare affidamento in caso di difficoltà o bisogno. Anche per costituirsi una rendita integrativa a fine carriera. Cosa che viene meno se si decide di destinare le somme accantonate alla previdenza complementare.