A dicembre ai pensionati è stato accreditato, con il rateo classico della pensione e con la tredicesima, il conguaglio arretrati della mancata rivalutazione 2022 da gennaio a dicembre. In pratica, arretrati per la parte di rivalutazione mancata ad inizio anno (o,8%, cioè la differenza tra inflazione provvisoria al 7,3% e inflazione definitiva all’8,1%).

A gennaio invece si passerà alla vera rivalutazione 2024 basata sull’inflazione 2023 che per decreto è stata confermata, in via previsionale, al 5,4%. Ma i soldi in più sulle pensioni non finiscono qui.

Perché sempre nel 2024, e sempre da gennaio, ecco una nuova ondata di soldi in più per alcuni pensionati. Non si tratta di bonus, perché tutto scaturisce dalla riforma fiscale. E adesso vedremo di cosa si tratta.

“Salve, sono un pensionato con assegno mensile di circa 2.000 euro. Non vi chiedo degli aumenti perequativi di gennaio, o dei conguagli di dicembre. Vi chiedo se potete illustrarmi che effetto avrà la nuova IRPEF sulle pensioni come la mia. Perché sono curioso di capire se i risparmi tanto annunciati per via dei nuovi scaglioni IRPEF, si materializzeranno davvero nei cedolini.”

Fino a 260 euro in più sulla pensione nel 2024 e non si tratta di bonus o di inflazione, ecco da cosa dipendono

C’è chi parla di bonus sulle pensioni considerando tale l’effetto che subiranno le pensioni per via della nuova IRPEF. Infatti la rimodulazione degli scaglioni IRPEF non farà altro che portare per determinate pensioni, a un taglio dell’imposta dovuta, con conseguente aumento nel 2024 del trattamento pensionistico. Non è un bonus, altrimenti si fa disinformazione. Ma non si può nascondere il fatto che ci saranno pensionati che godranno di un discreto vantaggio, che misurerà anche 260 euro in più.

Buone notizie per i pensionati, per un trend che inizia a dicembre con il conguaglio della perequazione di quest’anno, con il già citato 0,8% in più sulla pensione di dicembre con arretrati da gennaio a novembre.

E prosegue con la classica perequazione di gennaio (aumenti del 5,4% fino a 4 volte il trattamento minimo e poi a scalare per le pensioni più alte).

I nuovi scaglioni IRPEF

Buone notizie per le pensioni da gennaio, per effetto dei nuovi scaglioni IRPEF che per le pensioni sopra 15.000 euro annue e fino a superare i 50.000 euro, segnano un discreto vantaggio. L’IRPEF è acronimo di Imposta sul reddito delle persone fisiche. La pagano sui redditi prodotti, i lavoratori autonomi, i lavoratori dipendenti, i professionisti. E si paga sia sui redditi da lavoro, che su quelli da pensione o derivanti da immobili.

Per il lavoratore dipendente l’IRPEF viene trattenuta in busta paga dal datore di lavoro. I lavoratori autonomi invece la pagano da soli perché non hanno nessuno che può fungere da sostituto d’imposta come per i dipendenti è il datore di lavoro. E sostituto di imposta è anche l’INPS per i pensionati. Perché proprio l’INPS trattiene nei cedolini di pensione dei pensionati, l’imposta da versare al Fisco.

Naturale che se le aliquote scendono, come scenderanno per alcuni pensionati, meno IRPEF tratterrà l’INPS e più soldi resteranno in cassa per il pensionato.

Come cambiano gli scaglioni IRPEF sulle pensioni da gennaio 2024

Per capire bene cosa accadrà da gennaio, partiamo dagli scaglioni IRPEF applicati quest’anno e da applicare nel 2024. Infatti oggi gli scaglioni a imposta progressiva sono:

  • fino a 15.000 euro di reddito aliquota 23%;
  • sopra 15.000 e fino a 28.000 euro aliquota 25%;
  • sopra 28.000 e fino a 50.000 euro aliquota 35%;
  • oltre 50.000 euro aliquota 43%.

Per il 2024 invece gli scaglioni saranno:

  • fino a 28.000 euro aliquota 23%;
  • sopra 28.000 e fino a 50.000 euro aliquota 35%;
  • oltre 50.000 euro aliquota 43%.

Balza agli occhi la grande novità. Il primo scaglione che fino al 2023 riguarda i redditi fino a 15.000 euro, da gennaio riguarderà i redditi fino a 28.000 euro.

Dal momento che il meccanismo a scaglioni è progressivo, il vantaggio sarà per tutte le pensioni a partire da quelle superiori a 15.000 euro.

Come si calcola l’IRPEF da versare

Necessario capire come si calcola l’IRPEF da versare sulle pensioni (ma vale anche per i redditi da lavoro). Perché altrimenti non si comprende il guadagno reale che avranno i pensionati. Le aliquote per ciascun scaglione si applicano fino alla soglia reddituale più alta prevista per ciascuna fascia.

Quindi una pensione da 55.000 euro annui lordi, oggi versa il 23% sui primi 15.000 euro, il 25% sulla parte di pensione che va da 15.001 a 28.000 euro, il 35% sulla parte di pensione da 28.001 a 50.000 euro ed il 43% sulla parte più alta. Nel 2024 invece per i primi 28.000 euro si verserà il 23%, per la parte da 28.001 a 50.000 euro si verserà il 35% e per la parte eccedente il 43%.

Cosa finisce in tasca ai pensionati per della riduzione da 4 a 3 scaglioni IRPEF

Nel 2023 sulla pensione da 55.000 euro l’IRPEF impatta per 16.550 euro. Nel 2024 invece impatterà in misura pari a 16.290 euro. In tutto 260 euro in meno di IRPEF. Il vantaggio nasce tutto dalla differente IRPEF da versare tra i 15.000 e i 28.000 euro di reddito, con aliquota che passa dal 25% al 23%.

Lo stesso vantaggio da 260 euro riguarda tutte le pensioni a partire da quelle superiori a 28.000 euro. Perché scendendo il trattamento percepito, si assottiglia la minore imposta da versare fino ad azzerarsi per i trattamenti fino a 15.000 euro, per i quali nulla cambia tra 2023 e 2024 e tra vecchi e nuovi scaglioni.

A dire il vero, per le pensioni sopra i 50.000 euro, il vantaggio dovrebbe essere inferiore se non addirittura azzerato per via della revisione delle detrazioni per gli oneri detraibili. Una soluzione trovata dal governo per evitare che la nuova IRPEF venisse considerata una misura a favore dei pensionati “più ricchi”. Ma al netto delle detrazioni rivisitate per le pensioni più alte, anche per loro dal punto di vista della imposizione fiscale secca, si tratta di un risparmio di 260 euro.

Anche perché quella che a tutti gli effetti è una franchigia da 260 euro sulle detrazioni, non si applicherà sulle spese sanitarie e sui bonus casa. Quindi, vantaggio da 260 euro anche per i titolari di assegni più alti di 50.000 euro se non hanno spese diverse da quelle sanitarie o di ristrutturazione da scaricare.