L’assegno unico e universale per i figli a carico rappresenta una misura di interesse per tutte le famiglie italiane con figli. Rivolta a lavoratori dipendenti, disoccupati, lavoratori autonomi e chiunque percepisca aiuti di Stato sotto forma di sussidio. Questo assegno sostituisce l’Assegno per il Nucleo Familiare destinato ai dipendenti e i vari “Bonus Bebè” e “Bonus Mamma Domani”, ampliando notevolmente il suo raggio d’azione.

La sua importanza è particolarmente evidente trattandosi di una misura che riguarda i figli a carico. Inclusi quelli fino ai 21 anni di età non ancora compiuti.

Tuttavia, quando i figli raggiungono la maggiore età, le famiglie beneficiarie sono tenute a compiere specifici adempimenti.

“Buonasera, sono un padre di famiglia che ha 3 figli, uno di 6 anni, uno di 13 anni e l’altro che ha compiuto 18 anni a marzo. Prendo da marzo 2022 l’assegno unico e mi chiedevo cosa devo fare adesso per prenderlo anche sul figlio maggiorenne. Tra l’altro, mio figlio maggiore non studia più e dovrebbe iniziare un lavoro dipendente in un salottificio a giorni. In questi casi ho ancora diritto all’assegno su di lui? So che per esempio può prenderlo anche lui sulla sua carta prepagata. Come si fa in casi del genere?”

Figlio lavoratore e assegno unico, come fare e quali limiti ci sono per prenderlo lo stesso

Per le famiglie che beneficiano dell’assegno unico e universale per i figli a carico, l’ottenimento del beneficio per i figli minorenni avviene senza inconvenienti aggiuntivi. Tuttavia, per i figli maggiorenni, è necessario un ulteriore passaggio rispetto alla semplice presentazione della domanda iniziale (effettuata una sola volta). E al rinnovo annuale della Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU) per l’ISEE.

Nel caso in cui un figlio raggiunga la maggiore età, come nell’esempio del primo figlio del nostro lettore, l’INPS, a partire dal mese successivo a quello del compleanno, indicherà lo stato della domanda del figlio come “in evidenza al cittadino”.

Ciò comporta la sospensione dell’assegno unico per il figlio maggiorenne fino a che non venga completata una specifica procedura da parte del richiedente. L’assegno verrà comunque erogato normalmente per gli altri figli, ma non per il neo-maggiorenne.

Cosa fare quando il figlio diventa maggiorenne per l’assegno unico e universale

Il richiedente dell’assegno unico è tenuto ad aggiornare la scheda relativa al proprio figlio maggiorenne. Qualora la domanda originale sia stata inoltrata attraverso un patronato, soltanto quest’ultimo sarà autorizzato a effettuare l’aggiornamento.

Il contribuente non potrà procedere autonomamente né attraverso il proprio SPID né tramite un diverso patronato. È necessario specificare se il figlio maggiorenne è impegnato in percorsi di studio, sia scolastici che universitari, si trova in tirocini formativi o stage, partecipa al Servizio Civile Universale, è disoccupato e registrato presso i centri per l’impiego, o lavora percependo un reddito basso.

Un figlio lavoratore può rientrare nel perimetro dell’assegno unico solo se il suo reddito annuo non supera gli 8.000 euro. Se il figlio maggiorenne rispetta una delle condizioni sopra citate, ha la possibilità di presentare la domanda per il proprio assegno unico autonomamente. In tal caso, non è richiesto al genitore richiedente di modificare la scheda del figlio.

Infatti, una volta che la domanda è presentata direttamente dal figlio maggiorenne, il sistema automaticamente eliminerà la scheda del figlio dalla domanda del genitore.

Ecco la procedura corretta da seguire da parte del genitore richiedente o del figlio maggiorenne

In sintesi, un figlio maggiorenne può beneficiare dell’assegno di inclusione a patto che si trovi in una delle situazioni precedentemente descritte. Come evidenziato dall’Istituto nella circolare n° 23 del 2022, queste condizioni devono essere valide non solo al momento della modifica della scheda del figlio ma per l’intera durata del beneficio.

Un figlio tra i 18 e i 21 anni non compiuti, che lavora, per continuare a rientrare nel perimetro dell’assegno unico, deve essere considerato parte del nucleo familiare ai fini ISEE, senza superare, come già menzionato, un reddito annuo di 8.000 euro. Questo parametro si riferisce al reddito annuo nel periodo di validità dell’assegno.

Nel caso in cui il figlio maggiorenne lavoratore non risieda con i genitori, è comunque possibile ricevere l’assegno unico. A condizione che nei due anni precedenti il periodo di riferimento, il figlio abbia avuto un reddito proprio non superiore a 4.000 euro, e fino a 8.000 euro per l’anno corrente, che rappresenta il reddito presunto.

Al termine dell’anno, durante la verifica da parte dell’INPS, se il reddito effettivo supera tale soglia e non c’è alcuna comunicazione da parte dei richiedenti, si potrebbe essere obbligati a restituire l’importo dell’assegno unico percepito.