L’estate sta finendo ma le vacanze sono ancora in pieno svolgimento. Statisticamente, questa che finisce è l’ultima settimana di vacanzieri. E il ritorno alla realtà del lavoro e della vita quotidiana può destabilizzare a tal punto che c’è chi prolunga le sue ferie. In pratica, ci sono lavoratori che non si presentano in servizio nonostante hanno completato le ferie. Ma cosa accade nel momento in cui un lavoratore dopo aver terminato le ferie non torna a lavorare? Gli effetti di questa situazione sono diversi in base a cosa fa il lavoratore.

Perché se si mette in malattia, si considerano determinati aspetti che invece se l’assenza è completamente ingiustificata, non possono essere considerati.

“Salve, sono il titolare di una piccola bottega artigianale. Faccio cornici, tendaggi e rivestimenti. Ho chiuso solo la settimana di ferragosto e ho fatto ruotare i miei 4 operai per le loro ferie visto che 7 giorni non erano sufficienti a coprire quelle che avevano maturato. Due di loro sono stati da prima di ferragosto e fino alla riapertura. Gli altri due sono in ferie fino a venerdì primo settembre. Uno dei due però mi ha fatto sapere che non tornerà subito in servizio per una sua personale scelta e perché ha diritto a 26 giorni di ferie e non ai 18 che gli ho concesso. Io però ho delle commesse da rispettare e ho bisogno di tutti i miei operai.

Cosa posso fare per difendermi? Io rispetto i miei lavoratori ma esigo anche il loro di rispetto. Un operaio può fare quello che dice di voler fare questo mio autentico lavativo?”

Il rientro dalle ferie e come funziona in caso di assenza

Solo chi torna a lavorare dopo le ferie capisce bene cosa vuol dire “trauma post vacanza”. Perché il rientro per molti è una specie di tragedia greca. A tal punto che sentiamo spesso di lavoratori che prolungano le ferie, magari adottando la via della malattia.

Ma c’è anche chi senza esserne autorizzato prolunga le assenze e basta. In base a cosa fa il lavoratore cambia tutto. Perché se si mette in malattia, che è un suo diritto, il datore di lavoro non potrà fare nulla. Anche se, come vedremo, ci sono delle regole sulla malattia del lavoratore a seguire le ferie, che non lasciano campo completamente libero al dipendente. Se invece l’assenza è ingiustificata completamente e senza previa autorizzazione del datore di lavoro si entra nel perimetro di un vero e proprio inadempimento contrattuale.

Malattia per prolungare le ferie? Ecco cosa controllare

Una malattia scaturita prima del completamento del periodo di ferie o prima dell’inizio dello stesso periodo? Una domanda che può sembrare inutile ma che invece ci si deve porre. Sia dal punto di vista di chi si assenta dal lavoro per malattia che da chi subisce l’evento, cioè il datore di lavoro. L’assenza post ferie è un fenomeno che può benissimo essere associato ai furbetti e agli assenteisti. Questo per dire che è assai diffuso. Le malattie post ferie per esempio, statistiche alla mano sono maggiori rispetto a qualsiasi periodo dell’anno e alla pari con le malattie post ponti e post weekend.

Come sfruttare le ferie

Se il datore di lavoro ha rispettato i dettami normativi concedendo le giuste ferie, non ha nulla da temere e può agire nei confronti di un lavoratore che non si presenta dopo le ferie a lavorare. Il lavoratore matura circa 26 giorni di ferie per ogni anno di lavoro completo. Due settimane consecutive devono necessariamente essere concesse al lavoratore. Le altre due settimane maturate invece possono essere godute nei 18 mesi successivi l’anno di maturazione. Il lavoratore deve chiedere le ferie al datore di lavoro e con lauto anticipo per non ledere l’altrui diritto.

Perché il datore di lavoro deve organizzare il proseguo della sua attività imprenditoriale. E non può prolungarle a sua discrezione.

Cosa prevede il CCNL per i mancati rientri dopo le vacanze

Il lavoratore che non si presenta al lavoro dopo le ferie, senza un giustificato motivo compie quello che a tutti gli effetti è un inadempimento contrattuale e tutti i CCNL in Italia lo confermano. Nulla cambia pertanto da settore a settore e sempre di assenza ingiustificata si tratta. Da CCNL a CCNL cambia però la sanzione a cui va incontro l’inadempiente e la procedura che deve seguire il datore di lavoro.

A grandi linee, il lavoratore può non essere pagato per quella giornata di ferie che autonomamente ha deciso di prendere. Il datore di lavoro deve partire poi con il classico richiamo verbale, con il richiamo scritto, con la sospensione dal lavoro, con la sospensione della retribuzione e può sfociare il tutto con il licenziamento per motivi disciplinari. Se invece il lavoratore si mette in malattia il datore di lavoro ha poche cose da fare. Perché la legge tutela il diritto al riposto in maniera netta.

Malattia e ferie, quando c’è la conversione

Se la malattia insorge prima delle ferie per esempio, queste inevitabilmente slittano a dopo la fine della malattia stessa. Ma se la malattia è sopraggiunta durante il periodo di godimento delle ferie, queste ultime vengono sospese, ma ciò non significa che le vacanze si prolungano al periodo immediatamente successivo di quello della malattia. Oltretutto se la malattia è compatibile con la fruizione delle ferie, non viene nemmeno sospeso il “consumo” delle ferie stesse. Riposo, recupero delle energie psicofisiche e rigenerazione sono i principi costituzionali che fanno delle ferie un diritto irrinunciabile e non barattabile nemmeno con denaro (monetizzazione delle ferie, ndr).

Se questi principi non vengono minati dalla malattia insorta, le ferie non vengono sospese.

Se invece le ferie devono essere sospese, si parte dal giorno in cui il lavoratore comunica al datore di lavoro la malattia e dal giorno del certificato medico. In automatico i giorni di ferie residui vengono convertiti in giorni di malattia.