Sono iniziati i controlli sui conti correnti degli italiani in Svizzera. L’Agenzia delle Entrate ha già ricevuto la documentazione e la lista dei nominativi dalle autorità elvetiche, come già anticipato lo scorso mese di dicembre. Il flusso dei dati pervenuto rientra negli accordi stipulati con Berna per lo scambio automatico delle informazioni finanziarie e in materia di monitoraggio fiscale.

Al setaccio ci sono circa 200.000 rapporti di conto corrente intestati a persone fisiche, società riconducibili a residenti in Italia, fiduciarie e trust.

Si tratta in particolare di soggetti per i quali, in base allo scambio di informazioni fiscali fra Italia e Svizzera, non risultano assolti gli obblighi dichiarativi al fisco e, in particolare, la compilazione del quadro RW. Quindi vi rientrano anche coloro che non avevano aderito alla voluntary discolusure.

Al via gli accertamenti su 200.000 soggetti

Dai primi accertamenti in corso emergerebbero, non solo irregolarità in materia di dichiarazioni e quindi evasione fiscale, ma anche elementi riconducibili ad attività di riciclaggio. Cosa poi tutta da verificare in sede penale, ma tant’è, fra i 200.000 rapporti di conto corrente di italiani in Svizzera, ci sarebbero anche casi del genere in capo a società anonime, fiduciarie e trust nel tentativo di conservare l’anonimato. La Guardi di Finanza è infatti al lavoro anche su questo tipo di soggetti che non risultano visibili in un primo momento al fisco, ma che, in base alle informazioni trasmesse dalle autorità svizzere all’Italia, sono in grado di far emergere i reali nominativi di chi sta dietro alle società scudate e di diritto estero.

Contestazioni in arrivo

Sicchè il fisco italiano, non appena avrà snocciolato i dati dei contribuenti italiani con conti in Svizzera non dichiarati, avvierà le procedure automatizzate di riscontro con le dichiarazioni reddituali e invierà ai contribuenti gli avvisi di accertamento, così come previsto dalla normativa in vigore.

Va ricordato che in base all’articolo 12 del decreto legge 78/09 le attività illecitamente detenute in Paesi black list (fra i quali vi era anche la Svizzera in passato) si presumono, salvo prova contraria, costituite mediante redditi sottratti a tassazione. Alcune stime che si rincorrono parlano di un’operazione che potrebbe fruttare all’erario cifre comprese fra 1 e 1,5 miliardi di euro.

Le sanzioni fiscali e il rischio di riciclaggio

Le sanzioni che i contribuenti italiani rischiano di pagare, quindi, saranno salate. In primo luogo perché verranno calcolate in base agli anni passati, cioè da quando sono stati costituiti i rapporti con le banche svizzere, con maggiorazione di interessi. Inoltre, non saranno più applicabili gli sconti dello scudo fiscale (voluntary disclosure). Sostanzialmente verranno assoggettate a Irpef e addizionali le somme detenute sui conti correnti e depositi in Svizzera in base all’aliquota di appartenenza del contribuente. Vale a dire che maggiori sono i capitali che non sono stati dichiarati, tanto più bisognerà pagare. L’Agenzia delle Entrate, poi, sarà anche obbligata a informare l’autorità giudiziaria affinché vengano esaminate possibili violazioni di norme antiriciclaggio di denaro con conseguenti ulteriori aggravi di spesa per il contribuente che ha occultato somme di denaro all’estero.