Buongiorno,

ho letto un articolo a riguardo pubblicato a gennaio 2018, dove se ne parla, ma tanti mi dicono che non esiste più… 

Spiego brevemente la nostra situazione:

-Siamo dipendenti di una multinazionale americana, il nostro sito è a San Donato Milanese.

-L’azienda ha avviato in questi giorni una procedura di licenziamento collettivo per 120 dipendenti (su 160), dopo un anno di cassa integrazione guadagni ordinaria, adducendo come motivazione che terminata le commesse in corso per noi non ci sarà più lavoro…

-In sede di assemblea sindacale ci è stato comunicato che dovremo ricorrere alla NASPI, ma nulla ci è stato detto riguardo la mobilità o deroghe alla stessa, ne di eventuali procedure per la tutela delle fasce più deboli dei lavoratori, con carichi famigliari o avanti con gli anni…

La prego, mi faccia capire se oltre alla NASPI ci sono altre strade.

Indennità di mobilità: è ancora possibile fruirne?

È un intervento a favore di particolari categorie di lavoratori, licenziati da aziende in difficoltà, che garantisce una prestazione di sostegno al reddito, sostitutiva della retribuzione, e ne favorisce il reinserimento nel mondo del lavoro.

La legge 28 giugno 2012 n. 92, e successive modificazioni, ha abrogato l’intervento in parola dal 1 gennaio 2017. Pertanto, i lavoratori licenziati a far data dal 31 dicembre 2016, non potranno più essere collocati in mobilità ordinaria e godere della prestazione dell’indennità di mobilità.

La mobilità, quindi, dal 1 gennaio 2017 non esiste più, per questa motivazione in sede di assemblea sindacale non vi è stata proposta l’indennità di mobilità.

Le alternative alla mobilità

L’unica alternativa che, dal 2017, resta alla mobilità è la Naspi erogata per la metà dei contributi versati nei 4 anni precedenti a quello della perdita involontaria del lavoro. Se, quindi nei 4 anni precedenti ha sempre lavorato le spetterà la Naspi per i successivi 2 anni.

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Non si forniscono risposte in privato.”