Contribuenti alle prese con le cartelle esattoriali sono davvero tantissimi. Sia persone fisiche che società o imprese. E sono davvero tante anche le cartelle esattoriali e i debiti fiscali e tributari in genere che finiscono davanti a Tribunali e Giudici.

Il contribuente ha diritto a difendersi nel momento in cui crede di essere davanti a una cartella o a un debito le cui pretese non sono lecite. Ed è altrettanto vero che anche una Amministrazione Pubblica, un Ente o il Concessionario alla Riscossione hanno il diritto di adire le vie legali per ottenere ciò che per loro è lecito.

Cartelle esattoriali, quando ricorrere alla causa di forza maggiore

Diverse volte l’argomento portato davanti ai Tribunali in casi di questo genere, sono le cause di forza maggiore. Il contribuente spesso adduce a queste cause il suo indebitamento. Ma di cosa si tratta e cosa sono queste cause di forza maggiore. Ecco una guida che può tornare utile a qualche contribuente indebitato.

“Salve, sono il titolare di un’impresa edile. A dire il vero sono uno dei tre soci (gli altri due sono i miei due fratelli), ma sono il legale rappresentante. Ho ricevuto una notifica da parte di un Tribunale perché Agenzia delle Entrate Riscossione mi ha citato per 22.000 euro di cartelle esattoriali che non sono riuscito a pagare. La situazione della nostra impresa edile è a rischio. Ho preferito pagare i contributi e regolarizzarmi da questo punto di vista perché avevo bisogno del DURC per prendere altri lavori. E ho omesso di versare alcune tasse e i bolli dei mezzi proprio per via della crisi. E da queste mie inadempienze che nascono le cartelle esattoriali.

Però è anche vero che siamo in credito di cifre ben maggiori per lavori effettuati a diversi enti pubblici che non ci stanno ancora liquidando. Come funziona, lo Stato non ci paga per il nostro lavoro, però ci porta davanti a un Giudice per le cartelle? Ho sentito parlare di cartelle cancellate per causa di forza maggiore.

Prima di andare dal mio legale volevo capire di cosa si tratta.”

Non si pagano le cartelle esattoriali se nascono da cause di forza maggiore, di cosa si tratta?

La situazione descritta dal nostro lettore riflette una realtà sempre più comune. Le aziende che affrontano una crisi senza precedenti, lottano eroicamente per sopravvivere ma finiscono spesso per indebitarsi. Questo scenario appare paradossale soprattutto nel contesto delle gare di appalto, dove viene richiesto il DURC (Documento Unico di Regolarità Contributiva) a prova della regolarità nei pagamenti.

Ironia della sorte, le stesse aziende che dimostrano la propria regolarità contributiva possono trovarsi a essere creditori dello Stato. O di altre amministrazioni pubbliche, le cui procedure di pagamento sono rallentate dalla burocrazia.

Questo paradosso evidenzia una complessità nel sistema dei debiti poco nota al di fuori degli ambienti legali e specializzati. Il nostro lettore solleva una questione specifica: l’annullamento delle cartelle esattoriali generate da cause di forza maggiore, un argomento che merita attenzione e comprensione dettagliata.

Il contribuente ha ragione, nulla è dovuto per cause di forza maggiore

Una causa di forza maggiore è definita come un evento imprevedibile, grave e inaspettato che obbliga una parte a intraprendere un’azione, un gesto o ad adottare un comportamento che altrimenti non avrebbe considerato. In ambito fiscale, quando si discute di cartelle esattoriali, si fa riferimento al debito originato da eventi imprevisti e incontrollabili, elemento centrale su cui si può basare la difesa di un contribuente in tribunale.

Un esempio emblematico è rappresentato dalla decisione della Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado della Calabria, che nella sentenza n° 2284/1 del 6 giugno 2023, ha messo in luce la causa di forza maggiore prevista dal decreto legislativo n° 472 del 1997 per annullare la cartella esattoriale.

Se a sbagliare è un Tribunale, può un secondo tribunale condannare al pagamento di una cartella?

Nel caso specifico della sentenza 2284/1 del 2023, il cui contenuto risulta sufficientemente esplicito, i giudici hanno respinto le pretese dell’Agente della Riscossione, che rivendicava la legittimità della richiesta di pagamento nei confronti di una società indebitata, attribuendo loro torto a causa di una forza maggiore.

La società, infatti, era stata precedentemente dichiarata fallita da sentenze di altri tribunali, le quali sono state successivamente ritirate e corrette. La difesa della società si basava sul fatto che la condizione debitoria, oggetto delle cartelle esattoriali in questione, derivava da un’erronea sentenza di fallimento emessa in precedenza.

Tale fallimento aveva gravemente compromesso la situazione finanziaria della società, lasciandola senza accesso al credito bancario e priva di liquidità da parte del proprio istituto di credito.

Crediti e debiti dei contribuenti, ecco quando la situazione scoppia

La sopracitata rappresenta indubbiamente una possibile causa di forza maggiore che, come dimostrato dalla sentenza, può portare all’annullamento dei debiti e delle cartelle. Tuttavia, un caso più pertinente a quanto riferito dal nostro lettore è stato oggetto di un’altra decisione della Corte di Giustizia Tributaria, questa volta del Lazio. Si tratta della sentenza n° 2060 dell’11 aprile 2023.

In tale circostanza, i giudici hanno dato ragione al Concessionario alla Riscossione. Ma solamente perché il contribuente non ha fornito prove a sostegno dell’insorgere di una causa di forza maggiore. Infatti, spetta al soggetto che si difende l’onere di dimostrare l’esistenza di eventi imprevedibili che hanno causato l’indebitamento.

Nella fattispecie di questa seconda sentenza, una società ha attribuito il mancato pagamento delle imposte a supposti crediti vantati nei confronti di alcuni importanti clienti. Tali crediti avrebbero compromesso la liquidità dell’azienda, spingendola nell’angolo delle cartelle esattoriali, in una situazione simile a quella vissuta dal nostro lettore.

Cartelle esattoriali, sanzioni, interessi e capitale da versare: cosa cambia in sede di ricorso?

La società menzionata nella seconda sentenza non aveva dimostrato la veridicità delle proprie affermazioni.

Di fronte alla Corte di Giustizia, ha semplicemente dichiarato, tramite il suo rappresentante legale, di aver preferito pagare i dipendenti piuttosto che le imposte, utilizzando la liquidità disponibile. L’articolo 6, comma 5, del DLgs n° 472/97 stabilisce chiaramente che, in materia di sanzioni amministrative per violazioni di norme tributarie, non è punibile chi ha commesso il fatto per cause di forza maggiore.

Tuttavia, spetta a chi si difende dimostrare tale circostanza. Eventualmente presentando copie delle lettere con cui l’impresa, come nel caso del nostro lettore, ha sollecitato i pagamenti da parte dei suoi clienti. Sottolineando la necessità di accelerare tali pagamenti a fronte di future problematiche fiscali. Come si può notare, non è semplice annullare una cartella o un debito sfruttando questo meccanismo.

Ciò è ancor più vero considerando che il DLgs menzionato e varie altre sentenze della Corte di Cassazione fanno riferimento all’annullamento delle sanzioni di una cartella, e non all’annullamento totale dell’atto. In altre parole, l’imposta evasa e gli interessi per ritardato pagamento, nella maggior parte dei casi, devono comunque essere saldati.