Sfogliando la margherita della riforma delle pensioni esce fuori che nel 2024 non ci saranno nuove misure. Niente riforma, quindi. E allora, ecco che bisogna guardare a cosa offre il sistema. Perché anche senza novità non mancano misure che permettono di andare in pensione perfino 5 anni prima della nota età pensionabile di 67 anni.

“Buongiorno, sono Daniele e ho un semplice quesito per voi. Ho appena compiuto 62 anni e sicuramente ho superato 40 anni di contributi versati. Volevo capire se c’erano delle possibilità per me di andare in pensione con le misure attualmente in vigore.

Premetto che devo ancora calcolare quanti contributi effettivi ho, quanti sono i figurativi e così via dicendo. Mi dite se ci sono concrete possibilità di andare in pensione nel 2024?”

Ecco chi potrà andare in pensione sicuramente a 62 anni nel 2024

Chi vuole uscire dal lavoro a 62 anni di età per andare in pensione non può non partire dalle misure distaccate dai limiti anagrafici. Parliamo per esempio della pensione anticipata ordinaria a cui i lavoratori possono accedere con 42 anni e 10 mesi di contributi versati per gli uomini, e 41 anni e 10 mesi di contributi versati per le donne. Come dicevamo, una volta raggiunta questa carriera contributiva, non c’è età che tenga perché il lavoratore ha diritto ad andare in pensione. I lavoratori però devono sapere che dei 42 anni e 10 mesi di contributi versati per gli uomini o dei 41 anni e 10 mesi di contributi versati per le donne, 35 devono essere effettivi da lavoro. In termini pratici significa che 35 anni di contributi non devono essere calcolati insieme ai contributi figurativi derivanti da malattia e da disoccupazione.

Non ci sono solo le pensioni anticipate per lasciare il lavoro a 62 anni nel 2024

Se il lavoratore è un invalido almeno al 74%, oppure se un soggetto da almeno sei mesi assiste un familiare stretto convivente disabile grave, può rientrare nella pensione con quota 41.

Anche in questo caso è una pensione senza limiti di età. E la stessa cosa che possono fare i disoccupati che da tre mesi almeno hanno finito di percepire la Naspi e i lavoratori gravosi se tali attività sono state svolte per sette degli ultimi dieci anni o per sei gli ultimi sette anni. Anche per la quota 41, 35 anni di contributi devono essere effettivi come spiegato prima per le pensioni anticipate ordinarie. Va ricordato però che non si tratta della quota 41 per tutti che tanti sognano.

Si tratta semplicemente della quota 41 per i precoci. Infatti di questi 41 anni di contributi, almeno uno deve essere stato versato prima di aver compiuto i 19 anni di età. E anche se si tratta di un anno di contribuzione versata in maniera discontinua.

Ecco altre misure di uscita anticipata dal mondo del lavoro

Sicuramente nel 2023, ma probabilmente anche nel 2024, a 62 anni di età si potrà uscire dal lavoro anche con la quota 103. Per la misura servono 62 anni di età e 41 anni di contributi versati. Pure per la quota 103, 35 anni di contributi devono essere effettivi. La misura resta quella meno positiva per chi sceglie l’anticipo, almeno rispetto alla quota 41 per i precoci. Perché la misura prevede il divieto di cumulo dei redditi da lavoro con redditi da pensione.

Si può svolgere solo il lavoro autonomo occasionale mentre si percepisce la pensione con quota 103, e fino alla soglia dei 67 anni di età. Il lavoro occasionale non deve però superare, come reddito prodotto, il tetto di 5.000 euro annui. Inoltre con la quota 103 la pensione percepita non può essere più alta di 5 volte il trattamento minimo INPS previsto per l’anno di uscita. Per esempio per l’anno 2023 non si può prendere di più di  2.818,68 euro al mese perché il trattamento minimo INPS nel corrente anno è pari a 563,73 euro.

Un limite di importo che come detto per quota 41 non c’è.

C’è pure l’invalidità pensionabile per andare in pensione prima

A 62 anni si può godere anche di una pensione collegata all’invalidità. Infatti la pensione di vecchiaia con invalidità pensionabile come da Legge n° 22 del 1984, consente di accedere prima del previsto alla quiescenza. E si può già a 61 anni per gli uomini e addirittura a 56 anni per le donne. Bastano 20 anni di contributi versati e una invalidità specifica dell’80%. Quindi, anche questa misura permette il pensionamento di un lavoratore, con 5 anni di anticipo.