Opzione Donna resta una misura di pensione anticipata alquanto dibattuta e controversa. Il Governo vorrebbe cancellarla del tutto dopo che lo scorso anno ha introdotto forti limitazioni all’accesso alla misura per le lavoratrici. Ma contestualmente promette di voler tutelare maggiormente le donne con nuove iniziative previdenziali. Pressioni, in questo senso, arrivano anche dai sindacati, oltre che dal movimento femminile.

Cosa aspettarsi allora da qui a fine anno? Cosa potrebbe succedere in concreto? Una donna di 57 anni, dipendente di un’azienda metalmeccanica ci scrive:

“… Volevo sapere se potrò andare in pensione fra qualche anno con Opzione Donna o con altre forme di anticipo previste dalla legge. Ho un figlio, la mia azienda è in crisi ormai da tempo e sono già partite le trattative coi sindacati per la sospensione dell’attività. Non tutte siamo prossime alla pensione e il rischio di rimanere senza stipendio o pensione è alto”.

Opzione Donna: come potrebbe cambiare ancora nel 2024

Purtroppo ancora non si sa nulla sul destino di Opzione Donna.

Certo è che con l’aria che tira, spazio di miglioramento all’orizzonte non se ne vede. Oltretutto il governo ha fatto sapere che non sono in programma riforme delle pensioni per il 2024. Quindi sarà il Parlamento, nei limiti delle disponibilità di bilancio, a rivedere il sistema.

A riguardo circolano con insistenza alcune voci. La prima, la più attendibile, sarebbe quella che vedrebbe Opzione Donna confluire in Ape Sociale. Essendo ormai diventata la prima un doppione della seconda per quanto concerne i requisiti soggettivi da possedere (caregiver, invalide, licenziate o dipendenti di aziende in crisi), ha poco senso tenere in piedi due misure quasi analoghe.

Il requisito anagrafico potrebbe salire a 61-62 anni, ma in compenso basterebbero 30 anni di contributi (anziché 35) per ottenere l’anticipo pensionistico. Non solo: la pensione sarebbe calcolata col sistema misto e non più col solo sistema contributivo (più penalizzante) come previsto da Opzione Donna.

Anche l’assegno avrebbe decorrenza immediata e non bisognerebbe attendere una finestra temporale di 12 mesi.

In pensione con Quota 84

Altra ipotesi che si sta facendo strada è quella che vedrebbe il legislatore impegnato a concedere alle lavoratrici la possibilità di migrare i contributi dal sistema retributivo a quello contributivo, come avviene per Opzione Donna, per mandare le lavoratrici in pensione a 64 anni con 20 di contributi.

Questa soluzione, chiamata Quota 84, già esiste ed è riservata appunto ai lavoratori di ambo i sessi al raggiungimento dei 64 anni di età che rientrano interamente nel sistema di calcolo contributivo. Cioè che hanno iniziato a lavorare dopo il 1995 e hanno almeno 20 anni di contributi.

Unico problema da risolvere sarebbe quello di eliminare a rivedere al ribasso la soglia limite della pensione. Per uscire a 64 anni, infatti, bisogna anche dimostrare di ottenere una rendita pari ad almeno 2,8 volte l’importo dell’assegno sociale. Cifra difficilmente raggiungibile con soli 20 anni di contribuzione.

Se fosse rivisto questo limite si aprirebbero spazi per le lavoratrici per andare in pensione con pochi contributi. Benché con una pensione bassa. Ma è già così adesso anche con Opzione Donna. Tutto dipenderà dalle disponibilità economiche e dai risparmi di spesa.

Riassumendo…

  • Opzione Donna rischia di cambiare ancora nel 2024 dopo il pasticcio fatto nel 2023.
  • La misura potrebbe confluire in Ape Sociale, ma la pensione scatterebbe uno o due anni più tardi rispetto a oggi.
  • Allo studio anche l’idea di consentire l’uscita a 64 anni con soli 20 di contributi (Quota 84) per le donne