Sul reddito di cittadinanza circolano molte bufale; a volte, in realtà, non si tratta di notizie inventate di sana pianta ma di storie realmente accadute riportate però in modo impreciso, il che, purtroppo, rischia di alimentare disinformazione in una materia già di suo complessa e in divenire. Essere aggiornati sul reddito di cittadinanza e sulle novità della misura è importante ma lo è altrettanto farlo attraverso canali attendibili. Ecco perché abbiamo deciso di fare chiarezza su una storia che sta circolando nel web nelle ultime ore: è vero che esiste il rischio che la domanda del RdC sia rigettata se il proprio cognome finisce con un accento?

Domanda Reddito di Cittadinanza rigettata perché il sistema non riconosce il cognome: la verità

A raccontare ai giornali la sua testimonianza è stato Roberto Alì, 30enne catanese, vittima di un empasse sulla procedura che ha rischiato di fargli perdere il diritto al sussidio sebbene ne avesse i requisiti.

Disoccupato (racconta di essere messo in regola solo per 3 mesi in un fast food al quale ha dovuto anche fare vertenza per il pagamento di quanto dovuto) e con una figlia a carico, è tra i 51.621 richiedenti il Reddito di cittadinanza nella sua città.

Giovane volenteroso, lui stesso racconta di aver fatto domanda del reddito di cittadinanza non tanto per il sussidio economico quanto piuttosto per la possibilità di poter trovare lavoro, non rassegnandosi all’idea di essere costretto a trasferirsi all’estero per poter lavorare in regola. Di fronte alle spiegazioni poco convincenti dell’Inps non si è rassegnato e continua a cercare lavoro anche se, racconta, si sente chiedere dalle aziende se è “percettore di reddito di cittadinanza perché in questo modo possono godere degli sgravi fiscali”.

La sua storia però è particolare ed è finita sotto i riflettori della stampa perché la sua richiesta ha rischiato di essere respinta per un accento.

Indignarsi è naturale ma capire come è andata, o almeno sforzarsi di farlo, dovrebbe esserlo altrettanto, soprattutto per chi, di mestiere, riporta notizie.

E infatti è intervenuto Gaetano Minutoli, direttore provinciale Inps a fare chiarezza su una storia che, altrimenti, rischiava di diventare un paradosso: è riduttivo affermare che si tratti solo di un problema di accenti. Nel caso specifico si è trattato di una divergenza tra l’anagrafica inserita nella domanda e quella presente in archivio che ha ingenerato un blocco momentaneo nella lavorazione della pratica. Quindi non si tratta di non poter lavorare le domande presentate da utenti il cui cognome ha l’accento, ma in generale di incongruenza anagrafica”.

L’ente ha assicurato che la domanda del protagonista di tale vicenda è attualmente in lavorazione.

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