A volte una domanda di pensione presentata all’INPS può essere respinta dall’Istituto. E chi l’ha presentata può restare senza trattamento anche se ha maturato i requisiti generici di una misura. Un caso assai comune è quello che riguarda le pensioni anticipate senza vincoli di età, che spesso non possono essere sfruttate perché manca qualche requisito aggiuntivo. Sia per la quota 41 precoci che per la pensione anticipata ordinaria correre questo rischio è facile.

Perché c’è un requisito aggiuntivo da non sottovalutare che mina le possibilità di andare in pensione di un lavoratore.

Anche se ha maturato i 41 anni come precoci, o i 42 anni e 10 mesi per la pensione ordinaria.

“Salve, mi hanno respinto la domanda di quota 41 per i precoci. O meglio, hanno risposto, alla domanda di certificazione del diritto. Io non posso andare in pensione con la quota 41, ma dovrò lavorare fino al raggiungimento dei 42 anni e 10 mesi. Ma se ho due anni pieni di contributi già completati prima di compiere i 19 anni di età! E ho anche completato a dicembre scorso i 41 anni di contributi: perché a me non funziona?”

Domanda di pensione respinta, ecco un motivo che pochi conoscono

Il caso del nostro lettore deve essere approfondito meglio. E per dare una risposta esatta avremmo bisogno di una serie di informazioni aggiuntive. A partire dal suo estratto conto contributivo. Stando a quello che lui ci scrive però, possiamo fare delle ipotesi. Anzi, possiamo fare una sola ipotesi, che secondo noi è quella da cui parte la sua problematica.

Avendo maturato 41 anni di contributi di cui almeno un anno prima dei 19 anni di età, l’unico problema che crediamo sia quello che impedisce l’approvazione della sua domanda di pensione è quello dei 35 anni di contributi effettivi.

Quota 41 per i precoci e requisiti da centrare, come funzionano i 35 anni effettivi

Per accedere alla quota 41 come precoci, o alle pensioni anticipate ordinarie distaccate dal requisito anagrafico i contribuenti devono maturare un requisito contributivo in più che tira dentro i figurativi.

Infatti questo genere di contribuzione accreditata dall’INPS in maniera gratuita durante i periodi non coperti da altro, sono come sempre utili sia al diritto che alla misura di una pensione.

Quindi valgono per maturare per esempio i 42 anni e 10 mesi per le pensioni anticipate ordinarie, e valgono per determinare il giusto importo della pensione spettante. Ma 35 anni di contributi devono essere sempre effettivi da lavoro. Significa che non vanno considerati nei 35 anni quelli figurativi da disoccupazione o malattia.

Ecco alcuni esempi pratici

Alcuni esempi chiariranno meglio il funzionamento di questo requisito. Parliamo di quota 41 che è la misura che il nostro lettore cita come quella da lui scelta per la sua pensione. Se ha compiuto 41 anni di contributi, ma ha 34 anni di contributi effettivi, significa che dovrà lavorare ancora un anno per rientrare nella quota 41 per i precoci. Perché manca del requisito dei 35 anni di contribuzione effettiva.

Significa che lavorando un altro anno, completando i 35 effettivi, andrà in pensione con 42 anni di contributi. La sua pensione sarà calcolata su 42 anni di contributi e non su 41. Perché come detto i figurativi sono utili anche alla misura del trattamento.

Allo stesso modo, un lavoratore che ha maturato 42 anni e 10 mesi di contributi, se non ha completato i 35 anni effettivi, si trova a dover abbondantemente superare il limite fissato per le pensioni anticipate. Quindi ci sarà chi per pensionarsi dovrà superare i 43 anni di contributi totali. Proprio in funzione del vincolo dei figurativi utilizzabili per il diritto al trattamento.