La riforma del codice penale prevede l’inserimento di un nuovo articolo, il 162 ter, che porterebbe all’estinzione dei reati grazie a condotte riparatorie. Tra i reati che si possono riparare ci sarà anche lo stalking e, anche senza il consenso della vittima, chi lo ha commesso potrà estinguere il reato pagando una somma ritenuta congrua dal giudice.

Tre sindacaliste, Loredana Taddei, responsabile nazionale delle Politiche di Genere di Cgil, Liliana Ocmin, responsabile del coordinamento nazionale donne Cisl e Alessandra Menelao, responsabile nazionale dei centri di ascolto della Uil, denunciano il fatto affermando che “Lo Stato non può tradire le donne due volte, prima esortandole a denunciare e poi archiviando le denunce, o peggio, a depenalizzare il reato di stalking”.

L’allarme delle 3 sindacaliste, però, è stato bloccato prontamente dal presidente della commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti che lo archivia come terrorismo psicologico poiché sono dichiarazioni senza fondamento. La Ferranti, infatti, spiega che “La riforma del processo penale che prevede la possibilità che il giudice estingua il reato nel caso di riparazione del danno si applica solamente – spiega – ai reati procedibili a querela remissibile. E non è certo il caso del delitto di stalking che si realizza attraverso minacce gravi e reiterate, casi per i quali la legge sul femminicidio nel 2013 ha espressamente sancito l’irrevocabilità della querela”.

Si tratterebbe, quindi, di una notizia falsa poiché, come sottolinea la Ferranti “l’importanza del reato di stalking e la necessità che le donne denuncino sono principi imprescindibili”.

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