Il reddito di cittadinanza nel 2023 è profondamente cambiato. Su questo i dubbi sono pochi. Solo 7 mesi di fruizione per gli occupabili e misura che cesserà a fine anno. Nel frattempo le problematiche relative al sussidio, anche per chi lo percepisce ancora, restano tantissime. Anche perché, alla luce della già citata cessazione della misura, tutti i mesi che un soggetto perde di sussidio adesso, vengono persi per sempre, non essendo più recuperabili nel tempo. Un tipico esempio è ciò che accadrà al nostro lettore che ha subito la sospensione del sussidio per cambio composizione del nucleo familiare.

“Buonasera, sono un signore di 62 anni che prendeva il reddito di cittadinanza. Parlo al passato perché sono due mesi che non lo percepisco più. Infatti mi dicono che il mio sussidio è decaduto. Non capisco perché, dal momento che ho rinnovato l’ISEE già a gennaio e che come situazione sto sempre a zero come indicatore. L’unica cosa che è cambiata è che la mia convivente mi ha lasciato, e abbiamo provveduto a fare il cambio di residenza. Avevo chiesto al mio Patronato se era il caso di comunicare all’INPS questa variazione e mi hanno detto di no, che era tutto automatico. Un operatore dell’INPS invece mi ha detto che dovevo comunicarlo e che per questo sono decaduto dal beneficio. E adesso?”

In alcuni casi il reddito di cittadinanza decade obbligatoriamente anche se il beneficiario continua ad avere diritto al beneficio

Reddito di cittadinanza

Dal 2023 i casi di decadenza sono aumentanti a dismisura proprio alla luce delle novità che sono state introdotte dall’ultima Legge di Bilancio. Basta rifiutare una offerta di lavoro e si perde il diritto alla prestazione. Ma lo stesso accade se non si partecipa ai corsi di formazione o se non si accettano convocazioni per i lavori si pubblica utilità dietro convocazione dei Comuni. Ma un caso particolare e molto diffuso è quello della modifica del nucleo familiare.

Infatti nel momento che un nucleo familiare cambia, con la fuoriuscita di un soggetto la domanda del sussidio decade automaticamente. Ed è il caso del nostro lettore che, separandosi dalla convivente, ha subito questa sorta di penalizzazione. E nulla poteva fare al riguardo perché non si può non passare dalla decadenza.

Cosa fare dopo decadenza del reddito di cittadinanza

L’errore, se di errore si tratta, l’ha commesso il Patronato che ha definito automatico il meccanismo con cui il reddito di cittadinanza si adeguava al nuovo nucleo familiare dello scrivente. Di automatico invece c’è solo il collegamento all’ISEE che essendo variato anche come composizione della famiglia rispetto all’ISEE precedente, porta alla altrettanto automatica decadenza. Il nostro lettore quindi dovrebbe presentare di nuovo domanda di reddito di cittadinanza, e senza dubbio tornerà ad essere beneficiario della misura. Tra l’altro, la nuova domanda mentre era ancora attiva la vecchia, cioè prima della decadenza del sussidio, non poteva nemmeno essere effettuata. Si tratta di una situazione particolare, che alla luce della cessazione della misura a dicembre 2023, farà perdere mesi di beneficio al nostro lettore come a qualunque altra persona in queste situazioni.

Un esempio di cosa accade in casi limite

Ricapitolando, due conviventi che prendono il reddito di cittadinanza, nel momento in cui si separano, portano alla decadenza dal sussidio. Gli interessati sono tenuti poi a ripresentare domanda, ma solo dopo il provvedimento di decadenza. In pratica, sussidio decaduto a febbraio, nuova domanda a marzo, nuovo reddito di cittadinanza che parte ad aprile. E il mese di marzo viene perso come beneficio.