Pensioni e indice di natalità vanno di pari passo. Soprattutto in un sistema a ripartizione come il nostro. Lo scorso anno ci sono stati più morti che nati e non si intravvede nessuna orizzonte all’orizzonte col rischio che la popolazione italiana sarà dimezzata entro i prossimi 50 anni.

L’Istat evidenzia che ci sono state meno di 400 mila nascite nel 2022. Più precisamente 7 neonati ogni 1.000 abitanti, davvero poco anche in riferimento a quanto avviene in altri paesi Ue, egualmente alle prese con problemi demografici.

Di contro ci sono stati 12 decessi per 1.000 abitanti e la tendenza è in aumento.

Senza figli, pensioni a rischio

Sicché, il crollo delle nascite nel nostro Paese, non solo rappresenta un problema demografico e di conservazione delle popolazione, ma anche di tenuta del sistema economico e sociale. Primo fra tutti quello delle pensioni.

Il drammatico calo della natalità in Italia, infatti, rende l’impianto debole e instabile. Tutti i Paesi europei sono di fatto in crisi, ma per l’Italia il problema è più accentuato. Come ha detto Gian Carlo Blangiardo, presidente dell’Istat:

“a tassi di natalità che vanno poco oltre il 6 per mille si contrappongono tassi di mortalità ben al di sopra del 12 per mille”.

In questo contesto negativo che dura ormai da anni, inutile farsi illusioni: la spesa per le pensioni non può reggere. Soprattutto in un Paese che spende il 16% del Pil per la previdenza e che manda di fatto i lavoratori in pensione prima rispetto al resto d’Europa.

Fine delle rendite anticipate

Il problema è che oggi si spende ancora troppo e si incassa poco perché ci sono pochi lavoratori. Come osserva il presidente dell’Inps Pasquale Tridico:

“impossibile mantenere gli attuali livelli di spesa con 23 milioni di lavoratori”.

A pesare sui conti sono soprattutto le pensioni anticipate che hanno aggravato un quadro già molto pesante della spesa pensionistica.

Perché si pagano per più tempo rendite calcolate ancora col sistema retributivo. E anche il relazione all’allungamento dell’età media di vita.

Inutile, quindi, farsi illusioni su una riforma pensioni favorevole per i lavoratori nei prossimi anni. Non ci sono i presupposti, mancano le coperture contributive. Come anche evidenziato dai dati dell’Osservatorio sulla spesa per le pensioni dell’Inps che evidenziano come il sistema si regge in nel complesso equilibrio principalmente grazie alla gestione positiva dei fondi della Gestione Separata e dei Lavoratori dipendenti.