La vecchia Italia rischia di scomparire. Il crollo delle nascite nel nostro Paese, non solo rappresenta un problema demografico e di conservazione delle popolazione, ma anche di tenuta del sistema economico.

Primo fra tutti quello delle pensioni. La continua e pronunciata denatalità in Italia, infatti, rende l’impianto debole e instabile. Tutti i Paesi europei sono di fatto in crisi, ma per l’Italia il problema è più accentuato. Di questo passo la popolazione potrebbe arrivare a dimezzarsi entro il 2100.

Senza figli, pensioni a rischio

Il quadro che emerge dall’ultimo censimento dell’Istat è drammatico.

Circa 390 mila nascite nel 2021. Solo a gennaio si è registrato un calo di 5 mila bambini rispetto allo stesso mese del 2020, con una perdita del 13,6%. Come spiega Gian Carlo Blangiardo, presidente dell’Istat

“a tassi di natalità che vanno poco oltre il 5 per mille si contrappongono tassi di mortalità ben al di sopra del 10 per mille”.

In altre parole, per ogni persona che nasce ne muoiono due, il che comporta un saldo naturale negativo ormai nell’ordine delle 300 mila unità annue.

In questo contesto negativo che dura ormai da anni, inutile farsi illusioni: la spesa per le pensioni non potrà reggere all’infinito. Se manca il ricambio generazionale, se manca la forza lavoro e l’immigrazione non riesce a compensare, gli anziani avranno sempre meno soli per vivere.

Il problema è che si spende troppo e si incassa poco. Il sistema a ripartizione della fine degli anni 60 (eliminato solo nel 1995) ha creato scompensi ai conti pubblici non più sostenibili. La classe politica di quel tempo aveva basato le previsioni di crescita all’infinito con il mantenimento di un sistema pensionistico allegro e promettente.

Oggi tutto questo si è invertito. La crescita economica virtuosa si è interrotta e il numero dei pensionati sta per superare quello dei lavoratori. Nella pubblica amministrazione è già così.

I motivi del crollo

Il motivo della prorompente denatalità in Italia, secondo gli esperti, è dovuto al fatto che i giovani arrivano tardi a mettere su famiglia. Tanti addirittura ci rinunciano a causa delle difficoltà che incontrano nel proprio percorso lavorativo, sempre più precario.

È indubbio che l’Italia ha disinvestito quantitativamente e qualitativamente sulle nuove generazioni rendendo fragile e instabile il futuro dell’intera nazione. In altre parole si è fatto tanto per gli anziani che detengono il potere economico, fatto soprattutto di rendite e pensioni, e molto poco per i giovani.