Il 25 settembre prossimo si andrà alle urne per il voto anticipato dopo le dimissioni del premier Draghi (e conseguente scioglimento delle Camere). Il primo ministro del nostro esecutivo, senza più la fiducia di alcune parti politiche (Lega, M5s e Forza Italia) si è visto costretto ad abbondare la nave. L’intenzione però è quella di non lasciarla, comunque, affondare. Ora però una domanda che ci si pone è che fine farà il PNRR?

Tutto ciò che è collegato al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, sarà, comunque, portato a termine oppure il lavoro fatto fino ad oggi è andato perso?

Cos’è il PNRR

Il PNRR, ricordiamo, è qual piano nazionale che prevede un pacchetto di investimenti e riforme.

Con esso si promuove un’ambiziosa agenda di riforme, e in particolare, le quattro principali riguardano:

  • pubblica amministrazione
  • giustizia
  • semplificazione
  • competitività.

Allo scopo sono stanziate (grazie anche a fondi europei) risorse per 191,5 miliardi di euro, ripartite in sei missioni, ossia:

  • Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura
  • Rivoluzione verde e transizione ecologica
  • Infrastrutture per una mobilità sostenibile
  • Istruzione e ricerca
  • Inclusione e coesione
  • Salute.

Cosa succede con la crisi di Governo

Il Governo ha altresì stanziato ulteriori risorse per 30,6 miliardi di euro. Pertanto, gli investimenti complessivi legati al PNRR ammontano a 222,1 miliardi di euro.

L’Italia deve combinare immaginazione, capacità progettuale e concretezza, per consegnare alle prossime generazioni un Paese più moderno, all’interno di un’Europa più forte e solidale.

Questo era l’obiettivo e la missione di Draghi prima delle sue dimissioni.

E ora, invece, cosa succede?

Nulla, poiché per i prossimi due mesi, comunque, il governo resta in carica fino alle elezioni politiche del 25 settembre. In una direttiva inviata propria dal dimissionario Draghi a ministri, viceministri e sottosegretari, si ribadisce che si dovrà lavorare in unica direzione. Ossia, esaminare i disegni di legge collegati al PNRR ed approvare i decreti legislativi previsti dalle leggi delega già approvate, compresi quelli previsti dal Piano Nazionale Ripresa e Resilienza.

In questo modo si potranno rispettare le scadenze imposte dall’Europa ed incassare, quindi, una parte di quelle risorse destinate al nostro Paese.