Il ritorno della legge Fornero nel 2023 è più di un triste presagio. È ciò che sostengono i detrattori di quella riforma o i proponenti di nuove misure. Non c’è nessuna nuova misura pensionistica, nessuna proposta, che non venga accompagnata dal fatto che si tratta di misura idonea a superare la legge Fornero. È un controsenso vero e proprio questo, perché se si cercano soluzioni atte a superare la Fornero significa che la legge è ancora viva e vegeta ed è ancora in funzione. Quindi, viene meno il ritorno della legge Fornero, paventato a destra e a manca.

Ma un fondo di verità c’è, perché qualcosa potrebbe peggiorare.  

“Gentile redazione, sono un lavoratore di 65 anni. Ed ho 38 anni di contributi. Il mio lavoro mi piace e non voglio lasciarlo, ma sono preoccupato per la mia pensione. Sento parlare di questo fantomatico ritorno della Legge Fornero ed ho paura che cambi qualcosa per la mia pensione. Io conto di lavorare come regola vuole fino a 67 anni. C’è il rischio che la pensione si allontani? In questo caso potrei anticipare l’uscita con la Quota 102 entro fine 2022. Non volevo sfruttare questa misura e volevo uscire a 67 anni con 40 anni di contributi. Ma se mi dite che le cose potrebbero peggiorare, allora me ne vado in pensione subito. Voi cosa consigliate?” 

Ritorno della legge Fornero: in realtà non è mai andata via  

Effettivamente c’è un errore di fondo nel momento in cui si dice che il 2023 potrebbe essere l’anno del ritorno della legge Fornero. La famigerata riforma del governo Monti del 2012 infatti non è mai andata via, non è mai scomparsa dal sistema previdenziale italiano. Tutte le misure che sono nate dopo, alcune temporanee ed altre ormai strutturali, non sono altro che delle misure tampone che tutto hanno fatto tranne che superare definitivamente la riforma Fornero. Si tratta di una specie di panacea che serve o che è servita a diversi lavoratori per poter anticipare la propria quiescenza, ma non ha certo alleggerito i requisiti previdenziali generici.

 

Le pensioni oggi e domani, cosa accade? 

Oggi infatti per le pensioni di vecchiaia si esce con 67 anni di età e con 20 anni di contributi versati. Le anticipate invece sfiorano davvero di 43 anni di contributi versati dal momento che per gli uomini la soglia è fissata a ben 42 anni e 10 mesi di contributi (donne un anno in meno). Inoltre l’impatto della legge Fornero si sente anche sulle pensioni contributive, alle quali quella riforma affiancò ai classici requisiti anagrafici e contributivi anche l’importo minimo della pensione per poter lasciare il lavoro. 

Il diritto alla pensione se maturato non si perde  

quota 102
Per questo ci sentiamo di dire al nostro lettore che grossi rischi non ne corre, se non quello di ritrovarsi con alcune misure oggi in vigore, domani cancellate. Ma tra l’altro in base alla sua carriera e alla sua età sembra ormai essere uno dei fortunati che non subiranno penalizzazioni. Fortunati che riusciranno ancora a sfruttare proprio quelle misure tampone di cui parlavamo prima. Infatti il nostro lettore avendo già 65 anni di età e avendo già 38 di contributi versati ha pienamente diritto ad uscire già quest’anno con la quota 102. Per questa misura infatti servono 64 anni di età e 38 anni di contributi versati.

La cristallizzazione del diritto a quota 102

Un errore però il nostro lettore lo commette quando considera necessario per forza di cose sfruttare la quota 102 entro la fine del 2022. È un credo sbagliato questo dal momento che per lui il diritto alla quota 102 è perfettamente maturato. E come tale può essere sfruttato anche nel 2023 o come lui vuole nel 2024 quando avrà 67 anni di età. Avrà diritto alla pensione di vecchiaia ordinaria, perché è già stato sottolineato più volte come il requisito anagrafico della pensione di vecchiaia così come il requisito contributivo per la pensione anticipata saranno congelati fino al 2026.

  

I penalizzati da un eventuale stallo della riforma 

Esiste comunque uno spauracchio per i lavoratori dovuto al fatto che probabilmente una riforma delle pensioni non potrà vedere i natali nel 2023. Pari Infatti improbabile che un nuovo governo che uscirà dalle elezioni di oggi, riesca a mettere le mani in maniera profonda sul sistema previdenziale italiano. In pratica c’è il concreto rischio che alcune delle possibilità oggi in vigore, di uscire in maniera anticipata dal lavoro vengano meno. I più penalizzati sarebbero quelli che non hanno ancora raggiunto i requisiti per le misure oggi in vigore.

Ritorno della legge Fornero: addio pensione con quota 102 e Ape sociale

Per esempio sarebbero guai seri per molti, se si proseguisse con il programma di fermare a fine 2022 sia quota 102 che l’APE sociale. In questo caso infatti un lavoratore che ha una carriera simile al nostro lettore, ma che nel 2022 ha solo 62 anni di età, si troverebbe praticamente fuori da qualsiasi misura previdenziale oggi in vigore. In pratica solo perché è nato uno o due anni dopo il nostro lettore, perderebbe il diritto al canale agevolato della quota 102. In questo caso sì che dovrebbe attendere più anni per uscire dal lavoro rispetto al nostro lettore.