Dal 1° gennaio 1996 siamo entrati nell’epoca del sistema contributivo. Naturalmente parliamo di pensioni. Da quel momento, con l’entrata in vigore della riforma Dini, le pensioni hanno iniziato ad essere liquidate dall’INPS con il sistema contributivo. Prima di allora si parlava di sistema retributivo. In pratica le pensioni prima venivano pagate in base alle retribuzioni, soprattutto quelle degli ultimi anni di carriera. Con il meccanismo contributivo invece le pensioni vengono calcolate in base all’ammontare dei contributi previdenziali versati nel montante contributivo.

In pratica questo montante contributivo funge da salvadanaio dove confluiscono tutti i versamenti del lavoratore durante la sua carriera. Il sistema contributivo però è più penalizzante rispetto a quello precedente. E adesso vedremo perché.

“Buonasera, avrei un dubbio che solo voi potete risolvere. Mi hanno detto al mio sindacato che sono sfortunato per quanto riguarda la mia pensione. Mi hanno detto che il calcolo della pensione a cui ho diritto è sfavorevole perché mi mancano pochi mesi di contributi retributivi per poter godere del trattamento migliore di calcolo. Che significa? io ho 38 anni di contributi e il prossimo 10 maggio compio i 67 anni di età che mi consentiranno di andare in pensione di vecchiaia. Ma perché sarei penalizzato come calcolo. Io non capisco. Mi hanno detto che prenderà più di me chi ha 35 anni di contributi per il solo fatto prima del 1996 aveva superato i 18 anni di contributi (un mio amico che compie gli anni la settimana successiva rispetto a me). Io non ci capisco più niente.”

Pensioni, oggi funziona il sistema misto

Dal 1996 come detto, tutto è cambiato per le pensioni degli italiani. Adesso analizzeremo le regole di calcolo delle pensioni, che come detto, sono cambiate a partire da quell’anno. Ma tutto è cambiato perché di fatto la popolazione dei lavoratori è stata suddivisa in due, cioè in retributivi e contributivi.

Con misure a volte differenti come applicazione tra le due categorie. Un tipico esempio è la pensione anticipata contributiva che a 64 anni con 20 anni di contributi, riguarda solo chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995. Oppure il fatto che la pensione di vecchiaia a 67 anni con 20 anni di contributi, per questi lavoratori che hanno iniziato a lavorare dopo il 1995, si centra solo se la pensione pareggia o supera 1,5 volte l’assegno sociale.

Notevoli differenze sul calcolo della pensione

Ma le differenze maggiori si notano sul calcolo come dicevamo. Oggi comunque il metodo di calcolo della pensione è misto. Sono pochi infatti i soggetti che hanno terminato la carriera prima del 1996 ed oggi non sono ancora in pensione. In pratica non esistono soggetti che hanno diritto al calcolo completamente retributivo della prestazione, e se esistono, sono una rarità. Meno rari, ma non certo tanti sono i contributivi puri. Si tratta di soggetti che avendo iniziato a lavorare dopo il 1995, hanno l’unico metodo di calcolo della pensione ammissibile che è quello contributivo. La stragrande maggioranza dei lavoratori oggi rientra nel cosiddetto sistema misto. Ma adesso vedremo cosa perde di pensione chi ha lavorato poco prima del 1996 e non rispetta il requisito che rende il calcolo misto più favorevole.

Dal sistema retributivo al sistema contributivo, adesso il misto

Sistema misto significa che le pensioni sono calcolate una parte con il metodo retributivo e l’altra parte con il metodo contributivo. Questa cosa vale per gli iscritti al Fondo pensione dei lavoratori dipendenti e quindi dell’AGO (Assicurazione generale obbligatoria dell’INPS). Il calcolo della prestazione però varia in base all’anzianità contributiva, al numero di anni di carriera antecedenti il 1996 e anche alla prestazione pensionistica richiesta. Per il nostro lettore il calcolo della prestazione sarà misto. Ma la sfortuna che il suo sindacato gli ha “affibbiato” riguarda il fatto che non raggiunge i 18 anni di contributi prima del 1996.

Cosa che evidentemente il suo amico che cita e che ha 35 anni di contributi e non 38 come lui, rispetta. Infatti chi non ha completato almeno 18 anni di contributi prima del 1996, ha diritto al calcolo retributivo solo per i contributi versati fino a tutto il 1995. Per chi invece supera questa soglia, il calcolo retributivo si estende fino al 31 dicembre 2011. Sono le regole del sistema di oggi, basato sull’altra riforma che ha rivoluzionato di fatto la previdenza sociale nostrana, cioè la riforma Fornero.

Le differenze di calcolo e le regole spiegate in maniera semplice

Ricapitolando, il calcolo contributivo della pensione entrato in vigore con la riforma Dini, cioè con la legge n° 335 del 1995, si basa sulla contribuzione accreditata e versata nel montante contributivo. Naturalmente le cifre versate anno dopo anno vengono rivalutate fino alla data di pensionamento. Il risultato di questa somma di tutti i versamenti, opportunamente rivalutato, viene passato poi per dei coefficienti di trasformazione che sono tanto meno favorevoli, quanto più giovani si esce dal mondo del lavoro. Il calcolo retributivo invece si basa sulle retribuzioni percepite negli ultimi anni di stipendio o reddito. Per i periodi contributivi il lavoratore dipendente per esempio, destina il 33% (aliquota contributiva vigente) dello stipendio al proprio montante contributivo.